Gianluca Benigni aveva solo 49 anni. Se n’è andato alcuni giorni fa lasciando nello sgomento i parenti, gli amici e il mondo del biliardo, non solo marchigiano. Qualsiasi cosa possa scrivere io, che non lo conoscevo personalmente ma lo avevo tra i contatti di Facebook per la passione che ci accomuna, non avrebbe in questo momento alcun senso. Ringrazio la nipote Camilla che mi ha inviato il ricordo pronunciato durante l’orazione funebre, che pubblico molto volentieri di seguito. Le foto sono tratte dal profilo Facebook di Gianluca.
Il bar che non c’è più
Pubblico volentieri un articolo di Luca Franceschi, detto Colpo, uscito online diversi anni fa e inviatomi da Alessandro La Sorella Biagi. Si tratta di un racconto che ci fa rivivere il mondo dei bar com’erano qualche decina d’anni fa. Anche questa a mio avviso è una testimonianza che può essere inserita nel ragionamento sul futuro del biliardo. Nel senso che questi bar non esistono e non esisteranno mai più. Noi di una certa età li ricordiamo con nostalgia, ma il movimento deve pensare ora a luoghi differenti, che possano attirare i giovani, per evitare la morte delle boccette. Ho pensato di inserire nell’articolo alcune foto del vecchio Manzoni di Bologna. Qui sotto mi perdonerete se mi concedo il vezzo di pubblicare una foto scattata quasi due anni fa in cui immeritatamente vengo immortalato assieme a grandi campioni.

Due anni di blog, parliamo di futuro
Un grande campione del passato, un personaggio singolare, un aneddoto divertente, foto storiche… Racconti e gesta che potremmo definire quasi epiche se non fosse che in fondo sono semplici boccette bianche e rosse, pallini blu su panni verdi. Insomma ogni tanto dobbiamo dirlo a noi stessi per non perdere l’equilibrio: voliamo basso, non esageriamo con gli aggettivi. Parliamo pur sempre di un gioco. O forse di uno sport? Il dibattito è aperto.
Italiani al Palazzo del Podestà
Credo che quasi tutti sappiano che il Palazzo del Podestà a Bologna si affaccia su Piazza Maggiore. Penso invece che pochi sappiano (io l’ho appreso da poco) che anni fa in quel prestigioso palazzo si disputò un Campionato Italiano di biliardo.

Con i soldi nelle buche
Posso sbagliare, ma credo che il gioco di soldi a biliardo sia morto più o meno assieme alla lira, scavallando il secolo. Ormai non mi risulta che esista più, comunque non certo ai livelli degli anni in cui, per alcuni giocatori, le gare nazionali erano un contorno. All’epoca quasi non si vedeva l’ora di perdere per essere poi liberi di chiudersi in un bar, di giorno ma soprattutto di notte, e misurarsi i muscoli con in palio cifre a volte esorbitanti, specie considerando anche le puntate degli spettatori.
Una gara per Alessia
Con la breve storia di oggi facciamo un salto indietro esattamente di 30 anni per testimoniare che a biliardo, a volte, si può giocare anche solo per passione e per beneficenza. In questo caso vogliamo ricordare una gara che fu organizzata per raccogliere fondi a favore di una bambina sfortunata. In quella occasione vennero raccolti oltre 10 milioni di lire.

Bondi, il primo “stratega”
Avevo annunciato che nel caso in cui avessi trovato una foto di Giancarlo Bondi avrei trasformato in articolo il commento che Alessandro La Sorella Biagi ha scritto sotto all’articolo che riguarda Davide Grandi. Una foto l’ho trovata e a dire il vero Bondi (quinto da destra coi baffi) non è l’unico campione presente. Se volete, aiutatemi a riconoscere gli altri. Francamente nel mio disordine non ricordo dove mi sono procurato questa foto e non so dirvi in quale occasione è stata scattata.
Deri, semplicemente grande
Forse fra tutti i grandissimi è uno dei meno noti lontano da Bologna, ma solo perché, a differenza di altri, nella sua carriera non ha disputato molte gare nazionali. Eppure Giancarlo Deri deve essere inserito nel ristretto novero dei fuoriclasse degli anni Settanta-Ottanta, quegli anni che, ormai l’avete capito, sono ancora nel mio cuore.
Piazzi, il carisma del Professore
Un vincente se ce n’è stato uno. Io di Giorgio Piazzi ho questo ricordo personale. Lo chiamavano Il Professore, credo non solo perché sul biliardo avrebbe potuto insegnare tante cose un po’ a tutti, ma anche perché, se non sbaglio, nella vita insegnava davvero, mi pare applicazioni tecniche.

Ancora sul Celsi
Ed eccomi qua a parlare ancora una volta del Celsi. La scusa sono le foto d’epoca che mi sono state fatte avere nei giorni scorsi, ma la realtà è che per me quella squadra è stata, per alcuni anni, un vero e proprio mito. Era la “Nazionale imolese”. Il sogno a cui ambivo con tutte le mie forze di giovane promettente biliardista e che, come ho già raccontato in uno dei primi articoli del blog, non si avverò solo per una sfortunata casualità.
