Bondi, il primo “stratega”

Avevo annunciato che nel caso in cui avessi trovato una foto di Giancarlo Bondi avrei trasformato in articolo il commento che Alessandro La Sorella Biagi ha scritto sotto all’articolo che riguarda Davide Grandi. Una foto l’ho trovata e a dire il vero Bondi (quinto da destra coi baffi) non è l’unico campione presente. Se volete, aiutatemi a riconoscere gli altri. Francamente nel mio disordine non ricordo dove mi sono procurato questa foto e non so dirvi in quale occasione è stata scattata.

Mi ha fatto piacere aver visto enunciare Bondi tra i migliori giocatori di sempre di Bologna nei commenti al bell’articolo su Davide Grandi.

Andiamo indietro di tanti anni…. dopo Pelagatti e Cavina, Deri, venne il tempo a Bologna dei Tassi, Reatti, Mattioli, Dalla e soprattutto di Bondi. Prima che arrivassero i Fava e i Grandi.

Giancarlo Bondi (dimenticato dai più, forse perché ha avuto una carriera relativamente breve) negli anni 60 e 70 sui biliardi piccoli (2 e 50… “i zironcini”) non aveva rivali. Spopolava allora alla mitica Accademia Biliardi di Via Marconi.
Per me che andavo a vederlo giocare da ragazzino tutti i sabati e domenica pomeriggio e mi fermavo entusiasta a guardarlo per ore, era un idolo.
Ha rappresentato una svolta nel metodo e nella filosofia di gioco del biliardo a boccette. E’ stato il primo “ pensatore”.

Fino ad allora il biliardo si giocava di intuito. Veniva premiato il bocciatore, il colpitore, (meno l’accosto), e soprattutto si giocava d’istinto, non c’era “strategia” nel gioco. Giancarlo è stato il primo “stratega”. Cambiava gioco secondo l’avversario e secondo l’andamento della partita. Giocatore completo, di grande intelligenza, dotato sia nella bocciata sia a punto, freddo e calcolatore, non dava scampo all’avversario di turno, implacabile poi nei finali di partita.

Allora si giocava molto di pomeriggio nei bar e c’erano meno gare nazionali, quasi nessuno si azzardava a giocarci alla pari di soldi… tutti volevano il vantaggio…  perdendo poi sempre lo stesso. Epiche le partite Bondi contro Reatti (giocarono poi anche nella sede del Manzoni quando si trasferì in via Don Minzoni), con Reatti che partiva con cinque punti di vantaggio ai cinquanta.

A fine carriera negli anni 80, ormai in fase calante, ebbi il piacere di giocarci in squadra insieme al Bar City di Via Beniamino Gigli. Giancarlo faceva coppia con “Testa grossa”, così soprannominato, di cui non ricordo il nome .
Singoli in quella squadra giocavano Reatti e un giovanissimo Marescalchi Mauro, dotatissimo astro nascente del biliardo. Marescalchi, grande amico, braccio eccezionale ed enormi potenzialità, ma debole mentalmente (per problemi non di gioco) riuscì poi solo in parte nel biliardo a mantenere fede alle promesse… ma questa è un’altra storia.

Alessandro La Sorella Biagi

7 risposte a “Bondi, il primo “stratega””

  1. Il grande Bondi giocò anche nella mitica Coop Anzola nell’anno 1967/1969.
    I singoli erano Tassi e Bondi. Otre a deliziare con la sua classe contribuì fattivamente a far vincere il campionato Bolognese alla Coop Anzola.

  2. Concordo con LA SORELLA sulle doti di Bondi,grande intelligenza,e anche grandi risorse;i suoi calcettini,di tagliata o 2 sponde,e troz,la palla sugli ometti.

  3. Mi chiamo Debora e sono la nipote di Giancarlo Bondi. Ho scoperto per caso questo articolo e mi sono commossa. Grazie davvero

      1. Buona sera,
        sono Barbara figlia di Giancarlo mi associo al commento di Debora per esprimerle la mia gratitudine per aver ricordato mio padre, leggendo il suo articolo mi sembra di rivivere alcuni momenti familiari quando papà ci raccontava i vari aneddoti sulle diverse partite di biliardo.Aggiungo una cosa simpatica : quando capitava di passeggiare per le vie centrali di Bologna papà veniva salutato continuamente dai passanti, oppure riceveva frasi del tipo: “ciao Bondi come stai?” Oppure “Bravo Bondi ero al tal bar bella partita” Lui salutava e ringraziava gentilmente. Lei mie sorelle ed io eravamo fiere del ns. papà, la cosa bella era che quando gli chiedevamo
        chi fosse questo o quello, rispondevano che non lo sapeva, quando giocava una partita era talmente immedesimato da non sapere nemmeno chi avesse intorno.

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