Dalla, classe e furbizia

Di Maurizio Dalla non so nulla. Non l’ho mai visto giocare e ne ho solo sentito parlare, citato da tutti come uno dei più grandi giocatori bolognesi degli anni Settanta e quindi, automaticamente, tra i più forti d’Italia del periodo. L’unica cosa che potrei scrivere la trovo sull’albo d’oro del Crib (Centro Raccolta Italiana Biliardo) tenuto da Maurizio Pieri, che cita Dalla come campione italiano individuale 73-74. In soccorso però mi vengono due lettori del blog, Daniele Barilli e Paolo Bortolotti, che mi hanno inviato i loro ricordi, a cui spero si aggiungano anche altri. Il blog è sempre a disposizione di tutti gli appassionati.

Dalla premiato da Rossetti 

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Gino Cavazza, principe del panno verde

C’è una frase che Valerio Veronesi pronunciò nell’estate del 2020, quando Massimo Berselli e Valerio Alvisi lo intervistarono a lungo riportandolo anche con la mente al biliardo del passato. Me la sono segnata perché immaginavo che prima o poi avrei avuto l’occasione giusta per citarla: “Se dovessi fare uno spot per le boccette sceglierei due persone ai vertici per stile: il miglior Guido De Cet e il miglior Gino Cavazza”. E si potrebbe anche chiudere qui.

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Veronesi: “Le boccette hanno un futuro”

Avrei preferito poter intervistare a quattr’occhi Valerio Veronesi per avere la possibilità di interloquire con lui, ma a causa delle restrizioni legate al Covid non è stato possibile. Grazie alla collaborazione di Alessandro Cavazza abbiamo rimediato facendogli avere alcune domande che avevo preparato. Se amate il biliardo prendetevi un quarto d’ora per ascoltare Valerio, vi assicuro che ne vale la pena.

https://youtu.be/M1Z1lOImtfg

Dunque il messaggio che lancia Valerio Veronesi è chiaro: servono idee, progetti, visione, coraggio, ma il presidente della Camera di Commercio di Bologna è convinto che le boccette abbiano un potenziale inespresso. Veronesi lo ribadisce: se pensiamo che possa servire al movimento, lui c’è, con la sua passione, con il suo passato, ma anche e soprattutto con il suo importante presente e con le sue idee. Interessa? Io non avrei dubbi. Ma, parafrasando il Marchese del Grillo, voi siete voi e io non sono un cazzo.

Tutti da Ivo il venerdì sera

Io la sua proverbiale cotoletta non l’ho mai assaggiata. Del resto non sono mai andato alla mitica “Braseria” di Bologna e neppure a “Il Campione”, ristorante che aveva poi aperto in società con Beppe Signori. Però nei giorni scorsi ho letto diversi commossi ricordi di Ivo Gandolfi, morto a 75 anni all’inizio di novembre, e si parla tanto di calcio, di basket, dei personaggi che l’hanno conosciuto, frequentato, amato, ma quasi nessuno ha citato, in quei racconti, un altro suo grande amore, forse il più grande di tutti fra le passioni extra familiari di Ivo: il biliardo. Così mi sono detto che dovevo colmare questa lacuna, dovevo provarci io a scrivere qualcosa su Gandolfi e le boccette. Per tentare di fissare, almeno qui, una parte certo non secondaria della vita di un personaggio che ha dato tanto al gioco che noi amiamo.

Gandolfi a sinistra osserva Trebbi al tiro

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Tassi, l’ultimo ruggito

Bruno Tassi ci ha lasciati. L’ultimo ruggito del Leone è avvenuto nella notte tra sabato 3 e domenica 4 ottobre. Bruno era alle soglie dei 90 anni. Per prima cosa voglio fare le mie condoglianze alla famiglia e ringraziare il figlio Roberto per il messaggio che ha inviato al blog e che pubblico anche in questo articolo. Grazie alla cortese collaborazione di Alessandro Cavazza posso inoltre condividere con voi questa intervista, che penso senz’altro sia l’ultima rilasciata dal Leone, realizzata meno di un anno fa alle Caserme Rosse.

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La svolta storica di Bertino

La storia del biliardo, anzi delle boccette, è contrassegnata da due grandissimi innovatori. Uno, negli anni ’70, fu Checco Fava, di cui ho già parlato in questo blog. L’altro, capace di anticipare addirittura di quasi mezzo secolo i tempi, fu, ancora prima di Checco, Bertino Pelagatti. Anche di lui ho già parlato in un articolo, ma grazie ai ricordi e alle splendide testimonianze fotografiche del figlio Dante, ora posso tornare sull’architetto e artista bolognese, che fu capace di applicare il suo estro e il suo genio anche al panno verde.

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Il bar che non c’è più

Pubblico volentieri un articolo di Luca Franceschi, detto Colpo, uscito online diversi anni fa e inviatomi da Alessandro La Sorella Biagi. Si tratta di un racconto che ci fa rivivere il mondo dei bar com’erano qualche decina d’anni fa. Anche questa a mio avviso è una testimonianza che può essere inserita nel ragionamento sul futuro del biliardo. Nel senso che questi bar non esistono e non esisteranno mai più. Noi di una certa età li ricordiamo con nostalgia, ma il movimento deve pensare ora a luoghi differenti, che possano attirare i giovani, per evitare la morte delle boccette. Ho pensato di inserire nell’articolo alcune foto del vecchio Manzoni di Bologna. Qui sotto mi perdonerete se mi concedo il vezzo di pubblicare una foto scattata quasi due anni fa in cui immeritatamente vengo immortalato assieme a grandi campioni.

Da sinistra Maurizio Andreoli, Luca Casadei, Valerio Veronesi, Giuliano Trebbi, Tino Ravaldi, Alessandro Cavazza

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