Il bar che non c’è più

Pubblico volentieri un articolo di Luca Franceschi, detto Colpo, uscito online diversi anni fa e inviatomi da Alessandro La Sorella Biagi. Si tratta di un racconto che ci fa rivivere il mondo dei bar com’erano qualche decina d’anni fa. Anche questa a mio avviso è una testimonianza che può essere inserita nel ragionamento sul futuro del biliardo. Nel senso che questi bar non esistono e non esisteranno mai più. Noi di una certa età li ricordiamo con nostalgia, ma il movimento deve pensare ora a luoghi differenti, che possano attirare i giovani, per evitare la morte delle boccette. Ho pensato di inserire nell’articolo alcune foto del vecchio Manzoni di Bologna. Qui sotto mi perdonerete se mi concedo il vezzo di pubblicare una foto scattata quasi due anni fa in cui immeritatamente vengo immortalato assieme a grandi campioni.

Da sinistra Maurizio Andreoli, Luca Casadei, Valerio Veronesi, Giuliano Trebbi, Tino Ravaldi, Alessandro Cavazza

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Due anni di blog, parliamo di futuro

Un grande campione del passato, un personaggio singolare, un aneddoto divertente, foto storiche… Racconti e gesta che potremmo definire quasi epiche se non fosse che in fondo sono semplici boccette bianche e rosse, pallini blu su panni verdi. Insomma ogni tanto dobbiamo dirlo a noi stessi per non perdere l’equilibrio: voliamo basso, non esageriamo con gli aggettivi. Parliamo pur sempre di un gioco. O forse di uno sport? Il dibattito è aperto.

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Nomination per gli Oscar

Non ricordo chi, diversi giorni fa, chattando mi chiese: “Secondo te chi è stato il miglior bocciatore e chi il miglior puntatore di tutti i tempi?”. Se avete frequentato il mondo del biliardo chissà quante volte avete sentito fare domande di questo tipo. E certamente avete dato e ricevuto risposte differenti. Se ne avete voglia, dite la vostra nei commenti. E sempre se ne avete voglia cliccate qui sotto e leggete cosa gli ho risposto.  Leggi tutto “Nomination per gli Oscar”

Nostalgia canaglia

Il rischio più evidente è cadere nel nostalgico, raccontare il classico e stucchevole “c’era una volta” dipingendo un favoloso mondo felice, fatto solo di epica. Un mondo popolato di grandi e piccoli “eroi” del panno verde, mentre oggi tutto sarebbe sbagliato, tutto, alla Bartali, da rifare. L’evoluzione del biliardo, anzi delle boccette, che abbiamo (forse impropriamente) sintetizzato nel titolo “Dal bar allo sport”, è fatta di molteplici aspetti. Non necessariamente positivi o negativi. E comunque qui non mi interessa tanto esprimere opinioni, men che meno giudizi. Quello che vorrei fare è quello che ho fatto per tutta la mia vita di cronista: raccontare, descrivere, testimoniare.

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L’arte del biliardo

Se un giorno vi dicono che il biliardo è geometria, vi do un consiglio: non state lì a discutere, fate finta di niente. Ma credete a me: il biliardo è prima di tutto un’altra cosa. Il biliardo è arte. E mi piacerebbe fosse ancora vivo Bertino Pelagatti, pittore, caricaturista e grande interprete del panno verde negli anni Sessanta e Settanta. Vorrei che fosse  lui a spiegarvi che le traiettorie delle boccette, prima di tutto, nascono nella testa, si nutrono della fantasia di chi le esegue, spesso indipendentemente dai vari punti di riferimento geometrici.

Un’opera di Bertino Pelagatti

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Quella volta che “uccisero” il filotto

Il top fu quell’anno (se mi metto a cercare salta fuori anche la data esatta) in cui fu decisa la morte del filotto. Avevano messo i birilli tutti in fila orizzontale. Ora non ricordo nemmeno con esattezza che valore avessero i due bianchi esterni, quelli interni e il rosso centrale. Ho ben chiara in mente però una cosa: l’unico modo per realizzarli tutti era colpire il “ganasso” inferiore di una delle due buche centrali. Surreale. Per fortuna il filotto, da sempre il simbolo di questo gioco, resuscitò l’anno seguente ed è tuttora vivo e vegeto. Leggi tutto “Quella volta che “uccisero” il filotto”