L’idea è dare un titolo comune agli articoli più personali, quelli dei ricordi imolesi. Il mitico Sergio Leone, ovunque riposi, mi perdonerà se ho pensato di scimmiottare un suo capolavoro, il film che ho più amato in assoluto. Quanto a voi, se ne avete voglia, leggete di seguito. Ma vi avverto, qui si parla di storie in cui solo gli imolesi (anzi solo alcuni di loro) possono trovare riferimenti vissuti o raccontati.
Agli esordi di questo blog vi ho già parlato del Las Vegas
https://www.biliardoboccette.it/il-las-vegas/
vi ho raccontato del Celsi
https://www.biliardoboccette.it/36-2/
https://www.biliardoboccette.it/il-celsi-2/
vi ho parlato del Giardino
https://www.biliardoboccette.it/il-giardino-i-pionieri/
https://www.biliardoboccette.it/il-giardino-2/
Oggi mi focalizzo sulla metà degli anni Settanta. Dovevano ancora arrivare i tempi del Luisa, del Pambera, del Mirella… C’erano due bar che allora andavano per la maggiore, La Nuova e il Ronchini. Superfluo aggiungere che da tempo i biliardi sono spariti in tutti questi locali, Luisa a parte. Anzi nel caso del La Nuova è sparito addirittura il bar.
Di quella squadra ricordo alcuni giocatori, la mitica coppia Sassoli-Cestari, il primo gran bocciatore e il secondo puntatore di classe. Un’altra coppia era formata da Bibi Zarantonello (purtroppo scomparso da tempo) e da Pasi, eccellente puntista dal ghigno beffardo. Poi mi viene in mente il lungo e magro Gaddoni. E altri di cui adesso mi sfuggono i nomi. Se qualcuno se li ricorda può aiutarmi nei commenti.
Al La Nuova si entrava facendo lo slalom tra i tavolini pieni di giocatori di carte, il bancone del bar era sulla sinistra, in fondo i due biliardi disposti a T. Non c’erano tribune e gli spettatori si accomodavano sulle sedie, altri stavano dietro in piedi. Il brusio dei giocatori di carte non calava certo quando iniziavano le partite. Semplicemente non dovevi farci troppo caso, mica potevi pretendere che giocassero a briscola e a tresette in religioso silenzio. Insomma, se non riuscivi a concentrarti erano cazzi tuoi.
Ma è il Ronchini il ricordo che si staglia più nitido nella mia mente. Il proprietario era il mitico Zappi detto “Il Negro”, personaggio sul quale non mi dilungo ora perché un giorno vorrei dedicargli un intero articolo. I giocatori? Thomas Brusa, Dadì Gulmanelli, Sarsetta Morigi… Anche qui aiutatemi se volete nei commenti. E se avete foto inviatemele.
Al Ronchini c’erano anche due grandissimi appassionati che facevano da arbitri. Uno era Spadoni, il padre del mio amico Anton, persona di straordinaria gentilezza. L’altro era Costa detto Palinì, che ovviamente, come ogni Palinì che si rispetti, aveva un fratello più grande chiamato Palinò. A differenza di Spadoni, Palinì faceva il burbero, ti guardava con la faccia cattiva sperando di spaventare i più giovani, prima e durante le partite. A me scappava spesso da ridere e volete sapere una cosa? Alla fine rideva anche lui.
Entrare al Ronchini per giocare la partita di campionato, quello sì che era un momento elettrizzante. I due biliardi erano situati di fronte a una tribunetta che per i match di cartello, come quelli contro noi del Moto Club, si riempiva anche un’ora prima. Altri spettatori, incuranti del freddo, osservavano le partite fino a tardi dalla vetrata laterale. Insomma: avevi sempre tanti occhi addosso e c’era anche chi cercava in qualche modo di intimorirti, di condizionarti con un tifo non proprio corretto. Faceva parte del gioco ed era una cosa che a me dava una carica straordinaria. Infatti (non lo scrivo perché poi mi giudicate vanitoso e invece sono modestissimo…) in campionato al Ronchini non ho mai perso una partita. Mai nessuna. L’ho scritto? Adesso lo cancello. Cavolo non ci riesco…
Resta ancora una cosa da dire per il momento, ed è come venivamo considerati noi del Moto Club. Detto papale papale: stavamo sul cazzo a tutti. Questo accadeva più che altro per una conoscenza molto superficiale e distorta di quella che era la realtà del circolo. Ci consideravano un po’ dei fighetti, noi che frequentavamo quelle splendide sale e non andavamo nei semplici e più ruspanti bar come tutti.
In realtà il Moto Club, ora si può dire, era soprattutto un luogo dove tanti giocavano a carte di soldi, anche parecchi. Non c’erano fighetti ma persone di tutte le estrazioni sociali. Ne parlerò diffusamente un giorno, quando magari racconterò anche di quel giocatore che pretese un ingaggio anticipato, come rimborso spese per la benzina perché veniva da una città vicina. Ma subito dopo si avvicinò a uno dei tavoli della concincina e in mezzora, anche meno, si sputtanò tutti i soldi.
Alla prossima.
Tutto vero, erano come una famiglia , e il merito era di Landi
Eros stai concentrato. Parli del Giardino immagino.
Ho giocato alla Nuova, mi sembra anno 1974 campionato serie A, giocavamo anche contro squadre di Bologna e nei biliardi 2,96 di Budrio. Io giovane “montanaro” in coppia con Pasi, puntatore estroso, carismatico, quasi altezzoso, dal capello tirato all’indietro ed acconciato sempre in modo impeccabile, giocatore prediletto della “mora” proprietaria del bar . In squadra ricordo il magrissimo Gaddoni, Zarantonello detto Bibi, Volturo Benito, Geminiani Walter( 2 titoli italiani vinti), Monduzzi Mauro il mancino, Tubertini di Molinella e altri che non ricordo. Ricordo che dopo le partite e la pizza, andavamo a fare le gare di “riprese” con le auto nel viale del Paolini/Cassiano, dove Geminiani fungeva da arbitro addetto al via. Il mio ingaggio per giocare quell’anno fu di trecentomilalire pagate in due trance, che mi permisero di divertirmi per un pò nel nostro mare.
Ciao e grazie mille per aver letto e per il commento molto interessante. Ovviamente ricordo tutti i giocatori che citi e che descrivi perfettamente. Se ti va scrivi ancora. Il blog è a disposizione. Ciao.
sono geminianivolevo solo precisare chi di titoli italiani neo vinti solouno non due come avete scrittocomunque non a importanzavi ringrazio tanto dei bei articoli che scrivete un abbraccio gemini
sono geminianivolevo dirvi cheovintodue campionati imolesi a coppie ma de titoli italiani solo uno grazie