Un giorno al bar sento parlare di un tipo “fortissimo” che è appena arrivato a Bologna. Non chiedetemi la data, metà anni Settanta. Si chiama Francesco Fava ma per tutti è Checco. “Non boccia come noi – mi spiegano – lui ci dà di striscio. E fa solo due passate”.
Di striscio e solo due passate? Ed è fortissimo? Stento a crederci. Fino a quel momento avevo sempre sentito parlare solo di un bolognese, Dalla, che bocciava in quel modo strano. Di lì a poco scoprirò che Checco Fava sarebbe stato un precursore e sarebbe diventato uno dei più forti in Italia. Purtroppo è morto ancora prima di compiere i 50 anni, portato via in pochi mesi da una malattia.
Fava era nato a Jesi. Lavorava alle Poste e dalle Marche fu trasferito ad Alessandria, dove in breve diventò il beniamino di tutti sui panni verdi. Luca Casadei mi ha raccontato di averlo visto per la prima volta a Milano, ai margini di un Campionato Italiano. Quello era il periodo in cui i giocatori più forti non vedevano l’ora di finire le batterie per poi andare in qualche bar a sfidarsi di soldi, fin quasi al mattino. “Non lo conoscevo e le prime partite non sapevo da che parte farmi – racconta Luca – Il pallino era sempre là per aria, scambiava i punti al millimetro, colpiva le mie palle anche quando erano quasi incollate a sponda e le tirava giù per i birilli. Poi mi accorsi che se tenevo giù il gioco tutto diventava molto più semplice. Lui di sotto, allora, non era proprio capace”.
Già, ma poi succede che Checco viene trasferito, sempre per lavoro, a Bologna. E, guardacaso, il suo capo alle Poste è un grande appassionato di biliardo, Luciano Naldi detto “Pesciolino”, attualmente dirigente del comitato provinciale Fibis di Forlì-Cesena. Insomma, Fava è arrivato al posto giusto al momento giusto. Inizia a frequentare i locali storici del biliardo: il Bar Mazzoli, il Circolo Manzoni. La grande scuola bolognese è tutta lì e lui si rende subito conto che per essere competitivo deve completare il suo gioco. Detto fatto: le passate della bocciata diventano tre senza perdere nulla, anzi guadagnandoci. E a punto Checco impara a giocare con grande precisione anche quando il gioco si svolge nella parte bassa del biliardo. Insomma, in breve diventa uno dei più forti giocatori in assoluto. Gioca nelle squadre migliori, si aggiudica diverse gare in singolo e in coppia. Il Campionato Italiano individuale lo vince nella stagione 82-83 (Fonte Crib).
Ma Fava lo ricordano in tanti non solo come giocatore. Guardatelo in queste foto, sempre sorridente. Era un giovialone e si vede, un goliardico come pochi, fare amicizia con lui era una cosa molto semplice e rapida. Ed era un generoso. “Ci si giocava i soldi – racconta ancora Casadei – poi si andava a mangiare e a bere insieme. E’ capitato diverse volte. E anche quando perdeva, al ristorante voleva sempre pagare lui, non c’era verso perché era fatto così. A Bologna si andava spesso alla Braseria da Ivo Gandolfi, altro giocatore di biliardo e caro amico, che diverse volte offriva la cena. Ricordo il giorno in cui accadde la disgrazia. Ivo arrivò e disse: è morto Fava, non parlatemi più di biliardo”.
Grazie ad Agostino Tomasini e a Luca Casadei
Leggere il ricordo di Checco nel tuo racconto è molto commovente, bravo Maurizio.
Sono di Alessandria e ho 56 anni. Ho iniziato a giocare a biliardo a 16 anni e le prime gare a 18. Il Checco da noi era già leggenda. Io ho sempre bocciato di braccio ma sul gioco alto gli insegnamenti di Fava mi arrivavano attraverso i suoi discepoli locali. Appoggio sulla gamba destra e braccio a stecca, precisione garantita. Nel 1987 avevo 24 anni, ero un prima e colpivo molto sul pallino. A Cremona si svolgono i campionati italiani staffetta, nei quarti gioco contro Fava e il suo socio. Non sbagliavo filotto. Il gioco andò in alto e il Checco fece spingere il pallino contro sponda. Panico del mio socio e io a quel punto decisi di mettere in pratica quanto imparato. Striscio e filotto sul pallino. Mi giro, lo guardo, mi sorride. Da quel momento sembrava tifasse per me. Vincemmo la partita è perde mo la finale. Fare i secondi al titolo è brutto da digerire ma io tornai a casa felice. Avevo spento tutto il palasport e avevo giocato contro tutti i migliori. Ma i complimenti e il sorriso del Checco, che trofeo ragazzi!
Grazie Pino. Splendido ricordo!
Complimenti,per un appassionato di biliardo è sempre bello leggere questi racconti.
Grazie Giampaolo, magari anche tu puoi raccontarci qualcosa se hai tempo e voglia.
Bravo Maurizio per quel che fai rivivere agli appasionati di biliardo,vedendo le foto e rammentando le gesta del grande Checco sul tappeto verde, mi viene spontaneo pensare cosa significava per chi giocava in quel periodo, Fava,un traguardo,incontrarlo e magari vincere contro di lui,sicuramente una grande siddisfazione.A metà degli anni 80,un mio amico , e non solo mio, purtroppo anche lui scomparso prematuramente,in una settimana lo incontrò 3 volte,non ricordo le circostanze,ma ricordo che lo sconfisse sistematicamente,be l’autore diquella impresa si chiamava Pierino Paoletti,sono certo che l’avere sconfitto il mito , per Pierino nessun altro trofeo lo avrebbe potuto gratificare meglio biliardisticamente.Questo per dire cosa significava Checco Fava per tanti appasionati e giocatori di biliardo.Ciao e complimenti
Trofeo degli Assi non ricordo bene l’anno forse il1979 io alle prime armi vedo un fuoriclasse come Fava e comincio a guardarlo x tutta la gara!!! In finale arriva lui è un non proprio dei migliori ma che quel giorno era imbattibile un certo Sicca di Livorno!!!! Una finale bellissima al mitico circolo Borgo Pila !!! Vinse Sicca ma io nei miei ricordi ho solo il grande Checvo Fava!!!!!
Grazie per questo racconto e per le foto, finalmente ho visto Fava…ero piccolo negli anni 70 ma sentivo spesso parlare di lui senza mai vederlo
Caro Augusto, Pierino in giornata di grazie era in grado di fare grandi imprese. Purtroppo anche lui, come Fava, ci ha lasciato troppo presto.
Paolo Cannavino, grazie mille per il tuo ricordo che arricchisce il blog.
Paolo Galeani grazie a te per aver visitato il blog. Torna a trovarci, ho già altre foto di grandi giocatori e un po’ alla volta le posterò, raccontando di loro quel po’ che ricordo io e quello che mi racconterete tutti voi.
Il campionato italiano di cui parla Luca Casadei si era svolto a Desio ora provincia di Monza ed era il 78/79 ed è li che mi sono innamorato delle boccette vedendo tutti quei campioni, in particolare la finale ai 100 punti fra Piazzi (il professore di mezzolara) e Marzocchi di Imola. Piazzi fece partita con 10 pallini 10 filotti. L” anno dopo nello stesso posto si disputò il campionato a squadre vinto da Fava Trebbi Cavazza Mignani , contro la squadra di Bergamo capitanata da Vedovati. Ripensando a quei tempi e a quei giocatori mi fa venire la pelle d’oca.
Spelndido rocordo di quel periodo, 1980.
Contro quella squadra, il Manzoni di Bologna, giocammo la seconda partita di batteria noi di Genova ( Petternella, Romeo-Marforio, Polverosi Manfredi)
Io giocai la prima frazione contro Mignani.
Lui un campione ed io un pivelletto alla mia prima esperienza importante: feci filotto al primo pallino, poi nebbia totale.
Mi massacrò; nella mia frazione feci 17 punti.
Penalizzai la squadra ma rimase l’onore di giocare contro il Team di mostri sacri che poi vinsero il titolo.
Bei ricordi
Grazie Mario. Bel ricordo.
Grazie mille Massimo. Solo una correzione. Marzocchi non era di Imola ma di Bologna.
Per la precisione Marzocchi era di S.Martino in argine.
Non so di dove fosse, ma era stato presentato come comitato di Imola.
Marzocchi era un altro grande giocatore della scuola bolognese. Me lo ricordo sia come singolo sia come formidabile bocciatore quasi sempre in coppia con Mei. Ho una foto che prima o poi posterò nel blog.
Un ricordo di Checco.
Gli strani casi della vita.
Proprio questa estate una signora di Jesi, splendida quarantenne conosciuta al mare sulla spiaggia di Senigallia, mi parlava del suo vecchio papà, deceduto da poco. Negli ultimi tempi stava sempre in casa mi diceva, aveva la passione del biliardo andava spesso a giocare, ma poi pian piano ha smesso, soprattutto da quando il suo grande amico che lavorava alle poste di Jesi venne trasferito per lavoro a Bologna.
Una volta mio padre usciva quasi tutte le sere, raccontava la signora, andava con lui a giocare a biliardo al circolo della Stazione di Jesi; era il suo migliore amico, una persona davvero speciale, anche insolita con il suo carattere controllato, distaccato e gioviale. Con mio padre, che al contrario, era uno passionale sempre infuocato formavano una coppia legatissima affiatatissima, nel gioco, dove il suo amico era veramente un campione, ma anche e soprattutto fuori dal gioco.
Ho chiesto alla signora come si chiamava il babbo: Franco, mi ha detto, Franco Santoni; il nome del grande amicone del circolo cittadino di Jesi non c’è stato bisogno di chiederlo…
Francesco Fava, detto Checco ha segnato una svolta epocale nel gioco del biliardo boccette. Il gioco moderno di striscio è nato con Checco, prima esisteva solo il gioco a braccio alzato. Qualcuno già strisciava, ma nei quadranti bassi, nel gioco in alto erano veramente in pochi a cimentarsi nello striscio: si andava a punto, ma nessuno per esempio si azzardava a “sfacciare” di striscio il pallino o le palle a muro sulla sponda alta : solo Fava….. e giù per la riga.
Era visto come un marziano a Bologna. In realtà nelle Marche già in tanti strisciavano, come potevo vedere frequentando il Circolo La Fenice a Senigallia, ma nessuno come lui.
C’erano Baldelli, Santarelli, Pettinari, “Il Muchacho”, ma il numero uno là era già Checco Fava.
Predominio che poi gli rimase sempre anche a Bologna… e dintorni.
In carriera vinse tanto, ma probabilmente meno di quanto meritasse e di quanto la sua superiorità su tutti gli altri avversari potesse far ritenere. Forse perché non si iscriveva sempre con assiduità a tutte le gare o forse chissà perché il suo modo disinteressato e disincantato di concepire il gioco gli impediva a volte di impegnarsi davvero fino in fondo.
La Sorella.
Grazie. Questo ricordo è splendido. Emozionante. Grazie davvero!
Forse io non centro nulla con tutti questi grandi nomi ma sono un giocatore di Padova che negli anni 80 sentiva parlare di Francesco fava e per tutti noi veneti era un idolo. Ho avuto l onore di vederlo giocare e per me è stata l apoteosi.
L’eco di Fava ha viaggiato davvero ovunque. Un campione che ha conquistato tutti anche per la sua giovialità oltre che per essere stato uno dei grandi innovatori. Grazie per il commento.
Ho avuto la fortuna di giocare contro il GRANDE Checco due volte nella mia vita una a MIlano in una gara individuale credo nel 1987 e mi ha fatto nero come il carbone, l’altra in coppia a un camp. italiano credo a Bologna ma non ricordo l’anno,stava lui e Trebbi altro GRANDE e io e Gnagnarelli, tutti e 4 abbiamo fatto una partita memorabile giocata tutta nel gioco alto in quanto sia Checco che io tiravamo a due giri, ricordo che quando il Direttore di gara ci chiamò al biliardo tutto il palazzetto si spostò davanti al nostro biliardo come se fossero consapevoli della partita che si stava per giocare alla fine vincemmo noi di pochi punti ma alla fine al GRANDE Checco quel sorriso l’aveva sempre stampato sul viso mi diede la mano e mi disse bravo nel gioco alto sei un grande, detto da lui è stata una soddisfazione immensa.
Un saluto a tutti i giocatori di una volta che ho avuto il piacere di conoscere. Enrico Delbene
Grazie mille Enrico per questa bella testimonianza. Deve essere stata davvero una partita splendida con quattro giocatori formidabili. Quanto al sorriso di Fava ti dirò una cosa. Ho ritrovato diverse sue foto e in tutte aveva sempre quel sorriso. Ipnotico.
Salve, sono la nipote di Checco Fava la figlia di sua sorella eravamo molto affezionati e molto uniti perché lui aveva solo noi, sono felicissima, commossa di aver letto le vostre testimonianze ringrazio tutti