Lo so, questa foto è irrimediabilmente rovinata. Ma è troppo significativa e la metto ugualmente. Sono due grandissimi in amichevole: a sinistra (in canotta) Fava, a destra Lino Resca, altro grande giocatore di cui parlerò presto in questo blog. Qui di seguito incollo un nuovo ricordo di Fava, molto ben scritto e inviatomi come commento all’articolo precedente.
Un ricordo di Checco.
Gli strani casi della vita.
Proprio questa estate una signora di Jesi, splendida quarantenne conosciuta al mare sulla spiaggia di Senigallia, mi parlava del suo vecchio papà, deceduto da poco. Negli ultimi tempi stava sempre in casa mi diceva, aveva la passione del biliardo andava spesso a giocare, ma poi pian piano ha smesso, soprattutto da quando il suo grande amico che lavorava alle poste di Jesi venne trasferito per lavoro a Bologna.
Una volta mio padre usciva quasi tutte le sere, raccontava la signora, andava con lui a giocare a biliardo al circolo della Stazione di Jesi; era il suo migliore amico, una persona davvero speciale, anche insolita con il suo carattere controllato, distaccato e gioviale. Con mio padre, che al contrario, era uno passionale sempre infuocato formavano una coppia legatissima affiatatissima, nel gioco, dove il suo amico era veramente un campione, ma anche e soprattutto fuori dal gioco.
Ho chiesto alla signora come si chiamava il babbo: Franco, mi ha detto, Franco Santoni; il nome del grande amicone del circolo cittadino di Jesi non c’è stato bisogno di chiederlo…
Francesco Fava, detto Checco ha segnato una svolta epocale nel gioco del biliardo boccette. Il gioco moderno di striscio è nato con Checco, prima esisteva solo il gioco a braccio alzato. Qualcuno già strisciava, ma nei quadranti bassi, nel gioco in alto erano veramente in pochi a cimentarsi nello striscio: si andava a punto, ma nessuno per esempio si azzardava a “sfacciare” di striscio il pallino o le palle a muro sulla sponda alta : solo Fava….. e giù per la riga.
Era visto come un marziano a Bologna. In realtà nelle Marche già in tanti strisciavano, come potevo vedere frequentando il Circolo La Fenice a Senigallia, ma nessuno come lui.
C’erano Baldelli, Santarelli, Pettinari, “Il Muchacho”, ma il numero uno là era già Checco Fava.
Predominio che poi gli rimase sempre anche a Bologna… e dintorni.
In carriera vinse tanto, ma probabilmente meno di quanto meritasse e di quanto la sua superiorità su tutti gli altri avversari potesse far ritenere. Forse perché non si iscriveva sempre con assiduità a tutte le gare o forse chissà perché il suo modo disinteressato e disincantato di concepire il gioco gli impediva a volte di impegnarsi davvero fino in fondo.
Alessandro “La Sorella”