Con i soldi nelle buche

Posso sbagliare, ma credo che il gioco di soldi a biliardo sia morto più o meno assieme alla lira, scavallando il secolo. Ormai non mi risulta che esista più, comunque non certo ai livelli degli anni in cui, per alcuni giocatori, le gare nazionali erano un contorno. All’epoca quasi non si vedeva l’ora di perdere per essere poi liberi di chiudersi in un bar, di giorno ma soprattutto di notte, e misurarsi i muscoli con in palio cifre a volte esorbitanti, specie considerando anche le puntate degli spettatori.

Quella che vi racconto oggi è soprattutto la storia di una sfida tra l’amico Luca Casadei (fonte inesauribile e preziosissima per il mio blog) e il mitico Stecchino, al secolo Umberto Flumini, napoletano trapiantato a Milano ma globetrotter del biliardo negli anni Settanta-Ottanta. La storia di una sfida durata 24 ore senza soste (si potrebbe quasi dire alla De Gregori “neanche per pisciare”) e giocata al mitico Bar Dante di Milano. Una storia con qualche annesso e connesso. E con alcuni inevitabili omissis.

Umberto Flumini, Stecchino
Luca Casadei all’epoca del Bar Casella di Bologna

Intanto devo premettere una cosa. Né Casadei né Stecchino hanno mai perso una lira nella loro carriera. Nessuno dei due giocava soldi propri. Casadei aveva diversi finanziatori e soprattutto uno storico di Milano, tale Miguel, personaggio se vogliamo di non proprio specchiatissima moralità ma, come vedremo alla fine, di solidi principi. Miguel si era affezionato a Luca vedendolo giocare ai Campionati Italiani di Imola del 75, quelli vinti da Piazzi, e lo aveva convinto a seguirlo di lì a poco a Milano, spesato di tutto, per passare un paio di settimane sui panni verdi dei locali più in voga in quel periodo, dove gli avrebbe organizzato una serie di partite di soldi.

“Io Miguel dovevo ancora battezzarlo – racconta Luca – e pensavo che la sua intenzione fosse quella di organizzare partite piuttosto comode, dove magari dovevo fingere anche un po’, all’inizio, di non essere troppo bravo, per poi spennare qualcuno”. Invece si parte subito con i più forti. Prima sfida Mantovani, seconda sfida Cambielli, quindi Stecchino…

“Ricordo che gli chiesi se non si potevano fare partite un  po’ più facili, ma Miguel mi rispose di non preoccuparmi, che ai soldi pensava lui e se vincevo erano miei. In realtà compresi subito che gli interessava solo una cosa: voleva che dessi la paga a quei giocatori, per togliersi la soddisfazione di vederli perdere e schiattare di rabbia. Tanto, per finanziarsi, lui aveva altri mezzi”. Il problema peraltro era che non solo si trattava di grandi giocatori, ma il giovane emergente Casadei era costretto a giocare sui loro biliardi e in alcuni casi a dare anche dei punti di vantaggio.

Così arriva la sfida più accanita, contro Stecchino. Sul suo biliardo al Bar Dante, con 2 punti di vantaggio ai 36 e concepita in questo modo: si smette quando uno dei due va in vantaggio di cinque partite. In palio c’è un milione. “Siamo andati avanti a giocare 24 ore, non sto scherzando, in un clima molto difficile perché attorno al biliardo c’era un nugolo di napoletani che ogni tanto disturbavano le mie giocate. Una battaglia durissima, allo sfinimento. Ricordo che molte partite le persi proprio per quei 2 punti, ma alla fine ce la feci a chiudere avanti di cinque”.  Stecchino era veramente “al brucio”, tanto che si lasciò andare a frasi del tipo “a me checc… me ne frega dei soldi, ho vinto di più a perdere”, guardandosi bene, peraltro, dal farsi sentire dagli altri napoletani. Miguel ovviamente gongolava. Luca intascava.

Stecchino in azione

Ma quelli erano periodi in cui ogni occasione era buona per una sfida. Appena due settimane dopo, a margine di una gara nazionale a Rapallo, le partite di soldi si giocano al Bar delle Rane. Lì Casadei, in coppia con Cambielli, accetta la sfida del napoletano Bramante (un piccoletto pericolosissimo quando gli veniva consentito di alzare i piedi) e va male. Questa volta è lui “al brucio”, proprio nel momento in cui arriva Stecchino e gli chiede la rivincita. Luca non ne ha voglia, Stecchino insiste… e su quello che accadde quel giorno, sul bel lungomare del golfo di Rapallo, preferisco tacere.

Casadei al Parco Verde

Meglio trasferirsi ad Alessandria, altra gara nazionale, circa un mese dopo, Trofeo San Giorgio. Il destino ci mette lo zampino e in semifinale si ritrovano di fronte Stecchino e Casadei. “Per la prima volta da quando l’ho conosciuto Miguel non è presente. Gli telefono e gli dico che Stecchino mi ha chiesto di dividere il montepremi, come si fa spesso nelle gare importanti. Lapidaria la risposta di Miguel: ‘Non se ne parla proprio, neanche sotto tortura’. Finisce che vinco e non divido neanche in finale con Barca, guarda caso proprio il compagno storico di Stecchino”.

Ok, potrei raccontarne ancora tante grazie a Luca e magari più avanti lo farò. Per esempio potrei parlarvi della volta in cui avevano organizzato una kermesse di soldi a Napoli e quando arrivò, in piena notte, al casello dell’autostrada assieme a Miguel, c’erano ad attenderlo tante macchine come se stessero aspettando un calciatore. Aprirono addirittura un  ristorante di pesce per loro. Oppure potrei raccontarvi di un tipo che dopo qualche partita persa chiese di poter assentarsi solo un attimo, per andare in bagno, ma poi non si fece mai più vedere: era scappato dalla finestra e quella volta i soldi sfumarono. Ma voglio chiudere ancora con Miguel.

“Da Milano ero tornato con tanti soldi, quanti allora non ne avevo mai visti – racconta Luca – Comprai una 127 che costava 4 milioni e aprii un libretto di risparmio dove ne misi altri 2 o 3. Successe che di lì a poco mi chiamarono per andare a lavorare in banca. Non sapevo cosa fare. In quel momento era un attimo dire ma chi me lo fa fare?: vinco gare, mi cercano dappertutto, guadagno soldi e faccio la vita che mi piace. Ero veramente perso per il biliardo. Così telefonai a Miguel per chiedergli consiglio. La sua risposta fu lapidaria: ‘Non ci pensare neanche. Vai a lavorare’. Lui era così, non aveva mai provato a plagiarmi o a spingermi a fare qualcosa contro le regole. In quel momento non lo sapevo, ma ovviamente era il consiglio giusto. Altrimenti sarebbe finita come finiva un po’ per tutti quanti”.

35 risposte a “Con i soldi nelle buche”

  1. Questa storia è bellissima, come in tanti paesi dove c’erano i biliardi anche se non a questi livelli , io da cinno restavo dentro al bar fino alle 4 per vedere questi incontri, per poi alle8 andare a lavorare!!!! Ma era bello, ciao e grazie per questi bei ricordi

  2. Io ho dei ricordi bellissimi…facevo le cinque di mattina a giocare di soldi ho stavo anche a vedere.. e vero come dice Maurizio mi ricordo gente che non si fidava mettevano i soldi nelle buche…qualcuno che stava a guardare dopo un po di alzava andava in bagno e spariva con i soldi. Dopo un po si accorgevano che i soldi non c’erano più…..che storie…ora queste storie non esistono più….io li ho vissute a Firenze…

  3. E per dirla alla De André ” quello che avvenne fra l’erba alta non posso dirlo per intero, ma lo spettacolo fu avvincente e la suspence ci fu davvero”. Ricostruzione perfetta e perfette le omissioni, chi vuole sapere i dettagli mi contatti in privato…….

    1. Luca, ero presente alle partite con Bramante, ricordo che passasti il tiro a Cambielli perchè il bigliardo n.1 delle Rane sulla dx tornava indietro, avevo 19 anni allora + o -, se non sbaglio tu hai perso il giorno dopo da Tassi per andare in finale, poi vinta da Tassi su Farolfi con sottocalcio incredibile su un bigliardo nuovo, e mi dispiace solo che adesso partite così non se ne vedano più, di nuovo complimenti a 40 e passa anni di distanza

      1. Grazie Marco per la precisazione in merito alla gara, credo che sia andata come tu dici, io ho un ricordo abbastanza sfumato di quell’evento ma penso di avere una foto dell’episodio.

    2. Luca,
      Mi interesserebbe sapere di più delle tue partite con Stecchino 🙂 e anche di Mattioli che mi e’ stato descritto più volte come un giocatore fortissimo di soldi, ma quanto forte? Da poter battere spesso i grandi nomi? Hai nominato anche il capellone toscano, i due capelloni erano dello stesso livello a giocare di soldi?
      Io son Fiorentino e in aggiunta negli anni 70 ho studiato a BO quindi di persona o per sentito dire ne ho conosciuti tanti 🙂
      Grazie per i tuoi commenti e ricordi
      Paolo

      1. Ciao Paolo, mi fa notare il tuo commento Maurizio, abbiamo deciso di risponderti con un altro racconto del gioco a soldi, stay connect un saluto.

  4. Gara 1024, partecipanti Gabs Lorenz bollate Milano Casadei in semifinale contro il povero Magnani di Genova dopo 5 passaggi in mezzo da parte di Luca Casadei Magnani effettuando un tiro di rottura passa in mezzo senza abbattere un birillo vinse partita e gara io me ne andai senza vedere la llfinale fuori trovai Casadei con le lacrime agli occhi e Miguel che lo consolava

    1. Pensa che io ne ricordo 7 di passaggi in mezzo, confesso che col tempo tendo ad ingigantire, la consolazione fu che avevamo diviso con Gianni e alla fine vinse la gara. Grazie per il tuo ricordo Massimo, un abbraccio.

      1. Grazie Luca una volta ti ho prestato le mie scarpe nere perché tu le avevi dimenticate il mio numero e il 46 e stato un piacere

    2. ciao massimo sono Centurelli, visto l’articolo di Casadei con molta sfortuna perse quella partita’ capitò anche a m’è a Genova nel trofeo degli assi’ gara individuale nazionale con partecipazione di 256 Gicatori. mi ricordo che nei 4 ho vinto con DeCet al borgo pila, in finale giocai contro zonin , persi per 4 punti ma passai in mezzo 6 volte in quella gara mi son reso conto di aver giocato una gara ad alto livello e solo la sfortuna mi fece mancare la vittoria. ciao Massimo un arrivederci in migliori occasioni.

      1. Caro Centurelli avevi perso con Zununo Aldo di Bardineto (SV) ricordo che Aldo rimarcava sempre che nella finale era stato molto fortunato

        1. Ciao Enrico Delbene ti ringrazio davermi corretto col nome che mi ha battuto al trofeo degli assi, al Borgopila di Genova, che invece era il Sig. Zonuno Aldo. sono estremamente contento di averti sentito mi ricordo benissimo di te sei stato un eccellente giocatore ma sopratutto il tuo comportamento fu un esempio per molti di noi io compreso. spero di risentirti. salutissimi Franco Centurelli.

          1. Il cognome è Zunino, che purtroppo ci ha lasciato nel 2009 giovanissimo. Ciao Gianfranco un abbraccio Enrico

    3. Massimo ,il Miguel di cui si parla è forse quello che a milano veniva chiamato “il generale” ? ( Dellacorte o Dellatorre ,o un cognome del genere? )

    1. ciao sono Centurelli sono contento che ai nominato i vari campioni di Milano biliardo boccette con buche, forse ti e scappato Dario Mantovani, per quanto mi riguarda uno dei più bravi di Milano e della Lombardia, sono sincero ho giocato alcune volte in gara contro e sinceramente bisognava dare il massimo per batterlo. naturalmente nulla da togliere a Fluminy Barca Cambielli e anche altri nomi importanti di milano. cerhiamo di far rivivere questi ricordi anni 70 90 contattando andreolli salutissimi da franco grazie mille.

      1. Grazie Franco. Ottimo consiglio. Spero proprio che in tanti mi contattino e contribuiscano a dare vita al blog.

  5. Bar Dante anno 1977 circa dopo aver perso entrambi alla gara Ambrogio d’oro , si sfidarono per tutta la notte , uno soprannominato “mangia birilli” Lizzi contro Enrico Delbene la sfida iniziò alle ore 23 circa e finì verso le 6 del mattino , chi organizzò questo incontro mi ricordo che era stato un certo Filippo che sicuramente qualcuno di voi che legge lo ricorda , vinse delbene 3a2 con partite ai 50 . Uno spettacolo vedere giocare a braccio libero e anche tutto a striscio, due campioni . Presenti mio papà Vincenzo cancellara, Filippo e fulmin

    1. Sig. Angelo Cancellara, sono Franco Centurelli conobbi papa Vincenzo a Genova in una gara al borgo pila, gara nazionale, in quell’occasione mi ricordo sopratutto la bravura del Sig. Vincenzo nell’accosto, nell’esperienza totale di visione di gioco, e sopratutto con il suo impeccabile comportamento in gara. mi ricordo benissimo che giocammo una gara forse irripetibile, alla fine meritavamo la vittoria entrambi. alla fine ci fu un vincitore per soli 2 punti. un pensiero a Vincenzo e un saluto a lei Franco

  6. Scusa Angelo ma ti correggo in alcune cose la prima volta che giocai con Lizzi fu a Sesto San Giovanni era negli anni 80 ero giovane e ho avuto la presunzione di sfidare Sergio nel gioco sopra io a stecchette e lui a braccio che mi tirava da tutte le parti (Sergio era un fenomeno) e alla fine persi 2 partite, la seconda volta come dici tu giocammo al bar Dante a Milano ricordo che vinsi qualche partita, però mi feci furbo e con l’esperienza della volta prima nel gioco di sopra invece di tirare stecchette andai sempre a punto non facendogli scaldare il braccio a TURBO Lizzi .
    Ciao a tutti Enrico Delbene

  7. Proprio ieri casualmente ho ritrovato nel mio archivio “documenti biliardo” sul PC un file contenente un articolo dal titolo “ il Bar che non c’è più “. Una bellissima disamina del vecchio Bar com’era una volta e delle sfide a biliardo che non si fanno più.
    Pensando di fare cosa gradita, riporto questa approfondita “indagine” in tema.
    Ho chiesto ed ottenuto l’autorizzazione dell’amico Luca Franceschi, detto “ Colpo”, che è l’ autore dell’articolo in questione. Articolo che lo stesso Colpo aveva smarrito e che risulta tratto dalla rubrica “ Dieci in buca” dello storico blog biliardo di Luca Cassoli. Blog purtroppo rimosso dall’autore ormai da parecchi anni e non più visualizzabile.

    Il Bar che non c’è più.

    Ammettiamolo: il bar com’era non c’è più.
    Chi può testimoniare, ahimè, come erano i bar anni 70/80, non può non provare una dolce nostalgia. Non parlo degli arredi (anche se pure quelli…), ma dell’atmosfera, dell’ambiente BAR.
    Il bar era un punto di vera aggregazione sociale, il giorno di chiusura sentivi che ti mancava qualcosa. Al bar trovavi i tuoi amici, sempre, non avevi bisogno di sentirli o di metterti d’accordo, andavi e c’erano. Anzi, al contrario, avvisavano se per qualche motivo sarebbero stato assenti: oh domani non vengo devo andar via con mia moglie, oppure ci vediamo domani l’altro, devo imbottigliare.
    Al bar c’erano tutti, belli, brutti, amici, conoscenti e anche qualcuno che ti stava un pò antipatico, ma faceva parte del circo.
    Il bar era un catalizzatore di eventi e di notizie, tutto veniva festeggiato al bar, chi si sposava, chi diventava padre, chi semplicemente cambiava auto, il famoso: ” macchina nuova paghi da bere “.
    Tutto quello che si diceva al bar era vero. Le discussioni in casa finivano quando saltava fuori la frase: l’hanno detto al bar. Stop !!! Non si può andare oltre, se l’hanno detto al bar è vero, perchè al bar c’era sempre il massimo intenditore dell’argomento in questione. Parli di macchine? L’ha detto Bruno il meccanico. Parli di donne? L’ha detto Eddy il playboy. Parli di politica? L’ha detto Mario l’assessore del quartiere. Parli di chiesa? L’ha detto Don Tonino, sì perchè anche il prete andava al bar a bere un bicchierino e fare una briscola.
    Entravi e subito fumavi 3 marlboro e due muratti. Un fumo epocale, costante e persistente, continuamente alimentato da avventori incalliti con le dita gialle. Qualche sprovveduto barista acquistava depuratori da attaccare al soffitto, ahahah, ingenui, duravano si e no un pomeriggio e una sera, poi alzavano bandiera bianca.
    Vicino all’ingresso c’era il frigo dei gelati. Non mille come adesso: cof, ricoperto, croccante, cornetto, camillino. Basta.
    Di fianco al frigo il videogioco. Space Invaders. Roba che sui pc di adesso neanche riesce a girare, tanto è arcaico. Proseguì e passi davanti alla cabina telefonica. Una sauna primordiale. Chi si avventurava al suo interno, in qualsiasi periodo dell’anno, ne usciva con vestiti diversamente colorati rispetto a quando è entrato. Camicia azzurra? blu, maglietta rosa? lilla, lupetto verde acqua? verdone.
    Finalmente arrivavi nella sala delle carte, la navata centrale. Qui c’era “il bar”.
    Bravi e polli, cavigli e draghi, quello che si ricorda il 4 di bastoni e quello che non sa se è “stato fatto” l’asso.
    E allora via col tavolino della briscola e tressette, dai pure col millone, avanti col travalghino (o traversino), ma il più silenzioso dei tavoli, quello con pochi angolari che fanno cagnara è quello del “bridge”. No no, non il gioco complesso con 2 cuori, 3 fiori, 4 senza ecc, seee magari, è una semplice scala 51 che però fa più figo chiamarla bridge, dà un aurea di superiorità, o meglio, di non superficialità, è un gioco che eleva dalla massa.
    Negli altri tavoli, per meglio dire, attorno, discussioni infinite a 6/8/10 voci su eventuali errori commessi dagli attori protagonisti che si chiudevano solo con la frase: “ta ni gnanc bon ed ster a vadar”. Al bridge no, zitti, concentrati, con gli occhiali che vanno su è giù per vedere le carte in mano e quelle messe giù.
    Nella stessa sala o in un’altra attigua c’era la tv. Un 32″ profondo come il Gran Canyon che era sintonizzato perennemente sullo sport. A farla da padrone era ovviamente il calcio, ma anche il ciclismo pomeridiano era molto seguito. Finiti quelli ci si sbizzarriva con quello che c’era, ma sport, nel caso, e non di rado, non ce ne fosse, si spegneva, altri programmi non erano contemplati, anzi direi che la maggior parte degli avventori ne ignorasse la messa in onda.
    In fondo, nell’abside, riconoscibile per il buio che la permeava, la sala biliardi. Già prima di arrivarci sapevi se c’era qualcuno, buio buio buio era vuota, luce fioca, un biliardo aperto, molta luce, molta gente, semplice. Attorno ai biliardi schiere di giocatori in pensione, giocatori in attesa, tifosi, il barista, che davano vita ad interminabili discussioni su chi era il miglior singolo o la miglior squadra. E via coi nomi top dell’epoca, Deri, Dalla, Fava, Reatti, Veronesi, Cavazza, Tommasini, Casini (eh si c’era già… e forse non era poi neanche tanto giovane) Casadei, Bertino Pelagalli, Sonno e tutti gli altri che in questo momento non ricordo e con cui mi scuso.
    Ore e ore di parlare di niente guardando attori che praticavano giochi ormai desueti, soprattutto in estate o durante la pausa natalizia, come la goriziana, la bazziga con e senza carta, la filottissima, o partite di qualche soldo con le formule più stravaganti, dal boccia sempre quello a 44 pt più il primo pallino poi a scalare, dal sempre di tre sponde alla uno a stecca l’altro di braccio, ovviamente condite con discussioni infinite circa i punti di vantaggio da “dare”. E così si faceva sera e poi notte, il dormire e il lavorare erano fastidiosi intermezzi tra una serata al bar e l’altra.
    Ciao ragazzi ci vediamo al bar, ah già dimenticavo, domani non vengo, devo montare le tende.

    1. Ciao grazie per questo magnifico contributo. Lo trasformerò in un articolo in modo da renderlo più visibile. Grazie ancora!

      1. Prego, è un piacere…. Mi diverte andare a ripescare vecchi scritti in tema biliardo e spero lo sia anche per chi legge.
        E’ un vero peccato non poter più attingere al vecchio blog di Luca Cassoli dove comparivano vere e proprie chicche soprattutto nella rubrica “ Dieci in buca” (curata in realtà in incognito da Luca Franceschi e non da Cassoli). Qualcosa ho conservato, ma alcuni pezzi sono andati perduti.
        Non ritroviamo più per esempio “ Gli Scossatesta “, uno spassosissimo “reportage” sul comportamento del pubblico durante gli incontri di biliardo, sempre immancabilmente critico ed ostile nei confronti dei tiri eseguiti dai giocatori.

  8. Buongiorno,
    sono stati elencati diversi nomi di bravissimi giocatori di boccette negli anni 70/80, come Mantovani, Cambielli, Flumini (grande amico di mio papà che ha sfidato diverse volte) Barca, etc. etc. Mio papà si chiama Renzo MARCUZZI…..e ha vinto coppe, trofei e medaglie….Speravo venisse menzionato quale bravissimo giocatore. Grazie.

    1. Gentile Nadia, grazie per aver letto e per il suo contributo. Purtroppo la mia conoscenza dei giocatori è decisamente limitata e oltre a suo padre tanti altri mancano ancora all’appello. Il blog, come dico sempre, è aperto al contributo di tutti. Se lei o altri volessero mandarmi testi e foto, su Renzo Marcuzzi o su altri giocatori, pubblicherò molto volentieri il materiale. Si può utilizzare la mail maurizio.andreoli@gmail.com

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