Gran puntista, ma non solo…

Al Nuovo Manzoni di Bologna c’è una parete con centinaia di foto. Non mi sono messo lì a fare i conti, ma credo di non sbagliare se affermo che Giuliano Trebbi è il giocatore che appare più spesso fra tutti gli altri.  E non deve essere solo perché lui è ancora lì, se ci andate di pomeriggio probabilmente lo beccate mentre gioca a carte e sorseggia una coca cola. Il motivo vero è che lui è stato uno dei più grandi negli anni epici del biliardo. Non a caso Checco Fava e Valerio Veronesi lo avevano scelto come compagno di coppia per le gare nazionali più importanti. Ma anche in singolo, credetemi, era meglio non incontrarlo.

Prima di tornare a Trebbi faccio una breve parentesi. C’è chi, tra i lettori del blog, si lamenta perché a suo dire trascuro il mondo dei biliardi con le buche. Potrei rispondere semplicemente che questa è casa mia, nessuno mi sponsorizza, scrivo su ispirazioni improvvise e assolutamente irregolari. Ed è la verità. Ma voglio anche chiarire che quel biliardo, ora portato avanti dall’Arci con regole e sistemi di gioco più simili al passato, è rimasto nel mio cuore, anche se da quando ho ripreso a giocare mi cimento (con scadenti risultati) nei biliardi senza buche della Fibis. Magari un giorno proverò a scrivere il mio pensiero, sia sulle scellerate divisioni che non fanno bene al movimento, sia sui differenti regolamenti.

Spalti pieni al palasport di Bologna per le finali a squadre

E torniamo aTrebbi. Gioca ancora, ma a parte gli anni che passano e il livello che forzatamente si abbassa, è lui stesso ad ammettere che ora molte cose sono cambiate. Gli anni 70-80, nei quali primeggiava, erano senza dubbio i tempi eroici delle boccette. Erano gli anni, tanto per dirne una, in cui per assistere alle partite di cartello bisognava arrivare nei bar con molto anticipo e spesso il posto in tribuna non si trovava ugualmente. Alle finali provinciali a squadre di piazza Azzarita, metà palazzetto si riempiva di pubblico, migliaia di spettatori, con momenti di tifo da stadio per questa o quella formazione.

Giuliano Trebbi con Checco Fava, Valerio Veronesi e Luca Casadei
Trebbi in azione, a sinistra Bruno Tassi, poi Veronesi e Lucchini

“Ne ho fatti di chilometri per il biliardo – racconta Trebbi ripensando al passato – Per tanti anni sono andato a fare un po’ tutte le gare. Due o tre  giorni alla settimana ero in giro: Savona, Milano, Bergamo… Avevo anche la fortuna di riuscire ad aggregarmi a grandi campioni, Valerio Veronesi, Checco Fava, Gino Cavazza, Andrea Tommasini (con cui ha vinto il Campionato Italiano a coppie stagione 89-90 ndr). Beh, a dire la verità anche loro con me non si aggregavano poi così male… In singolo ero certamente meno filottista, ma il risultato lo portavo a casa spesso, con soddisfazioni anche economiche. Ricordo che un anno nella finale di una gara a coppie c’erano due milioni di lire, uno sproposito per quei tempo, ma siccome si era fatto tardi io e Tommasini dividemmo con Andruccioli e Pinto”.

Ancora Trebbi e Tassi, in mezzo l’arbitro Tolomelli
Qui con i soliti Trebbi e Tassi c’è il dirigente Veronesi

L’abbiamo detto: momenti epici. A differenza di tanti altri giocatori, poi, Trebbi ha avuto una grande fortuna: non ha mai dovuto conciliare la passione del biliardo con gli affetti personali.  “Mia moglie Maura amava il biliardo, stava volentieri nel gruppo, socializzava con gli altri giocatori, mi capiva e si divertiva. Del resto ha giocato anche lei, ha vinto un Campionato Italiano femminile”.

In questa foto la moglie di Trebbi, Maura Manfredini
Questa foto, anche a giudicare dalle maglie, è piuttosto datata. Agostino Tomasini, attuale dirigente Fibis, osserva Trebbi in azione. Dietro Cuppini, altro giocatore bolognese

Ok, per ora ha fatto un po’ di spoiler, ma nel film che Alessandro Cavazza sta realizzando troverete certamente altri aneddoti raccontati da Trebbi. E come per Minoccheri, quello che verrà tagliato in fase di montaggio, poi lo recupererò qui, nel blog.

IN questa foto Trebbi sostiene il barista del Manzoni. Con loro Cavazza, Pedriali, Fava e il presidente Veronesi

9 risposte a “Gran puntista, ma non solo…”

    1. Per me gli 70 80 sono stati fantastici ero infortunato è andavo al bar Stadio,un sabato pomeriggio era in programma una sfida tra Tassi e Reatti per prendere il posto nella sala andai a mezzogiorno giocavano alle tre

  1. Spero di non offendere nessuno e confermo che il giocatore dietro è Cuppini detto l’esen, naturalmente per distinguerlo dagli altri numerosi Cuppini che giocavano in provincia.
    Un aneddoto, giocava con me al Baffo Bar e dopo avere “mancato” clamorosamente un pallino d’acchito, affermò che se gli fosse successo ancora non avrebbe più giocato.
    Un paio di partite successive gli capitò un altra volta ma ricordo che ha continuato a giocare imperterrito per diversi anni.
    Promesse da giocatore di biliardo……..

    1. Purtroppo e’ venuto a mancare anche lui qualche anno fa,Cuppini l’esen,come dice Casadei e nell’ambiente,naturalmente in senso scherzoso. Mi e’ dispiaciuto molto perche’ e’ morto in solitudine,era rimasto solo,e cercava un po’ di compagnia anche in negozio da me,in edicola,si facevano due chiacchiere sul Bologna,ma poi si finiva sempre sul biliardo,ovvio,attuale e sul passato. Aveva un modo di fare,anche sul gioco,che mi stava simpatico

  2. Grande giocatore, intelligente sul gioco, molto molto ostico e anche “volpone” in quanto si attaccava a qualsiasi situazione per innervosire l’avversario. Ricordo una delle rarissime gare alle quali partecipavo, gara in Liguria nella quale Trebbi in coppia con Veronesi ed io in coppia con Geminiani Valter, all’accosto di sponda di inizio partita, trovammo da “litigare” ed impiegammo un po’ di tempo prima di iniziare la partita. Non ricordo esattamente la motivazione, ma ricordo perfettamente il fatto, forse e ripeto forse, dovuta ad una precedente mia partita di campionato contro la sua squadra bolognese di appartenenza. Meravigliosi ricordi, gratificato dal fatto di avere avuto la possibilità di giocare contro grandi Campioni come Trebbi. Tornassi indietro parteciperei senza dubbio a più gare di quello spessore biliardistico, in quanto c’era sempre qualcosa da imparare e “mettere da parte”.

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