Il biliardo nel sangue

Oggi facciamo una puntatina in Liguria, in quella terra dove la scuola delle boccette, negli anni Sessanta-Settanta, rivaleggiava alla pari con la mitica Bologna. Una veloce puntata che ci permette anche di raccontare una storia piuttosto particolare, forse unica, quella della famiglia Binot.

Lo spunto per questo articolo è nato infatti da una chiacchierata telefonica con Mauro Binot, che ringrazio anche per le splendide foto. Eccone una.

Il primo a sinistra in piedi è Italo Bruzzone. Poi con gli occhiali Gianni Magnani, giocatore formidabile e completo, grandissimo talento, vincitore di diverse gare, purtroppo morto prematuramente. Quindi sempre da sinistra in piedi Pino Benazzi, Aldo Candeloro (vincitore di un titolo italiano a Cecina nel 73), Adriano Preziosi, Renato Moscatelli. Poi il papà di Mauro, Aldo Binot, a sua volta vincitore di una gara nazionale a Saint Vincent nel 74 su cui torno tra poco. Poi ancora Gigio Cavo e con i baffi un giocatore di cui Mauro Binot non ricorda il nome: “Lo chiamavano Rapallino  – spiega – e lavorava in Germania, era parente di Vincenzo La Porta, arbitro scomparso anche lui prematuramente”. Accosciati da sinistra Mario Binot, Giulio Salvetti e Cipriano Bertoni. Salvetti è stato  Campione Italiano in coppia con Luigi Granara nel 66-67.

Avete già visto l’albero genealogico biliardistico. Quando Mauro Binot mi ha raccontato la storia della sua famiglia, ho pensato che forse si tratta di un caso unico. Tre fratelli (di cui due scomparsi, papà Aldo e zio Mario), lui e i suoi tre figli, tutti giocatori di boccette.

Nella foto che segue il papà di Mauro, Aldo Binot, premiato come vincitore della gara nazionale di Saint Vincent, che si aggiudicò battendo in finale un romagnolo, il forlivese Ricci.

Sotto una premiazione con alcuni amici.

E veniamo ai tempi più recenti. Vincere un Campionato Regionale a coppie è certamente una grande soddisfazione, vincerlo assieme al proprio figlio però deve essere stata un’emozione indescrivibile. Mauro Binot c’è riuscito con Alessio l’anno scorso.

L’articolo che segue è del Secolo XIX di Genova.

Che dire? Complimenti ai Binot, il cui cognome rivela origini venete. Finora conoscevo storie di fratelli giocatori, di padri e figli (ad esempio i Minoccheri), di zii e nipoti (gli Andruccioli) ma non avevo testimonianze di una passione che coinvolgesse tre generazioni e addirittura sette giocatori.

20 risposte a “Il biliardo nel sangue”

  1. Bellissimo l’articolo, mi sento onorato di essere stato collega e di essere amico di Mauro Binot.
    Lui oltre a essere un campione di biliardo è un grande uomo e un grandissimo papà.
    Complimenti a tutta la famiglia.
    Luigi

  2. Di seguito pubblico un commento di Luca Casadei.

    Vedendo la prima foto mi è venuto un bel magone, Gianni Magnani era della mia classe se non erro cioè 1955, è stato un avversario micidiale ed un amico carissimo, per quello che poteva essere un rapporto con una persona che abitava a Genova e io a Imola ed incontravi regolarmente da avversario. Credo che la stima e l’ammirazione che avevo per lui fosse ricambiata e quando appresi della sua scomparsa fu un trauma, a memoria dico che aveva una quarantina d’anni o giù di li, vorrei la conferma di Metodio Bonicioli che, è stato suo compagno di coppia e certamente ricorda.
    Magnani aveva una velocità di esecuzione che non ho mai riscontrato in nessun altro giocatore, oltretutto questo non pregiudicava la visione di gioco e la scelta del tiro, non vorrei dire eresie ma mi pare che frullasse di destro e di sinistro, non eccelleva nella bocciata ma nonostante tutto vinceva gare nazionali da singolo.

  3. Ed ecco il commento di Metodio Bonicioli in risposta a Luca Casadei.

    Analisi giustissima. Purtroppo la sua velocità , ma sopratutto la sicurezza di esecuzione gli creava qualche grattacapo. Es. Stava vincendo nettamente contro Piazzi 78 a 62…una boccia ciascuno. Tocca giocare a Magnani …ero dietro a marcare i punti e non ho fatto in tempo a dirgli non levare… levò ed il gioco si predispose per un calcio ..che Piazzi non sbagliò. Otto di calcio, punto a Piazzi, filotto sul pallino. FINE ! Ero presente quando v’incontraste la prima volta a Bollate. Grande partita entrambi (fosti un po’ più sfortunato – 3 birilli di coda sul pallino). L’anno dopo c’incontrammo a coppie. Non ricordo il nome del tuo socio (può essere il proprietario di un ristorante). Vincemmo noi ma tu giocasti con due bocce. Confermo comunque che come manipolatore di boccette era se non il, uno dei migliori in circolazione. Aveva poco più di 40 anni, sposo da poco e bimba in arrivo… Per me un fratello minore. Ciao Luca. Grazie dell’occasione…

  4. Leggendo l’articolo di Luca mi è venuto un brivido pensando a Magnani, giocatore di qualità eccelsa con un bicello che a pochi ho visto, a quei tempi Gianni si era sposato con una ragazza di Celle Ligure (piccolo comune in provincia di Savona dopo Varazze) e lì era venuto ad abitare, e lì purtroppo ci ha lasciato troppo presto. Di preciso era nato il 17/08/1952 e scomparso il 25/02/1992.
    Un saluto a tutti Enrico Delbene

  5. Parlando di bicello o in italiano effetto mi viene in mente mio papà bonanima, romagnolo DOC per l’esattezza di Rimini, da ragazzo era venuto in Liguria a fare il militare in marina e qui è rimasto. Mi viene da ridere che quando giocava a boccette in coppia il suo compagno gli diceva di giocarla di bicello (era bravo) e lui a suo modo gli rispondeva io sono romagnolo parla italiano si dice effetto.
    Ciao Enrico Delbene

    1. A Imola lo chiamiamo “frullo”. Abbiamo avuto un precursore negli anni 60-70. Si chiamava Orazio Martignsni. Era nato a Bologna ma viveva a Toscanella di Dozza.

  6. Caro Maurizio, correggi il cognome di Orazio, in Martignani……per gli amici il prof.re Balestrazzi.
    Frequentatore assiduo del bar Sganaplino, a Imola. Era anche un accanito giocatore di ” beccaccino o maraffone, gioco in cui eccelleva.
    Ciao Damiano Casadio

  7. É anche da ricordare su Orazio Martignani (a mio parere un giocatore di cui sarebbe opportuno approfondire la sua storia biliardistica, penso sviluppata anche a Budrio) come Lui sia stato proprio al Bar Sganaplino un maestro per molti giovani giocatori di boccette che proprio in quegli anni cominciavano a cimentarsi nel gioco, tra cui Cortecchia Danilo ( campione Italiano in coppia alcuni anni dopo), Bacci Sauro, Valvassori Paolo, oltre al sottoscritto.
    Ha proposito il bar Sganaplino è rimasto nella memoria collettiva dei giocatori di boccette, per la sfida in notturna tra il nostro Casadei Luca vs. il bolognese Reatti.

    1. Giusto. Delle sfide con Reatti ho scritto qualcosa in uno dei primi articoli. Tornerò presto sul capitolo delle partite di soldi. Quanto a Foffo Cortecchia il titolo italiano lo vinse in coppia con Geminiani.

    1. Fortissimo di sicuro. Per la verità io ci ho perso anche una finale di Campionato Imolese individuale. Era l’anno dei birilli tutti orizzontali

  8. Parlando di birilli orizzontali mi hai fatto venire in mente che quell’anno ai campionati italiani a coppia di 1° in semifinale io e Gnagnarelli contro Cicognani e Fabbri perdemmo incredibilmente con una porcata di Cico che in finale di partita tirò un siluro la biglia si mise ad andare per sponde lunghe pigliò il ganascino e ne fece 14 + 2 di buca centrale e chiuse partita. Ma lo sfigato ero io non ci sono mai riuscito a vincerne uno, sono arrivato 4 volte in semifinale 1) quella appena descritta 2) individuale a Cervia ho perso da Rossi, che me ne hanno fatto di tutti i colori, all’inizio sul manifesto Zileri a quei tempi Pres. di Forlì fece scrivere che non si poteva bocciare a mo di stecca ovvero col braccio teso a quei tempi intervenne Giulio Parenti e dopo 2 ore di discussioni mi diedero l’OK, allora si attaccarono che alzavo i piedi quando bocciavo e fui costretto a bocciare a braccio alto (per me algebra). 3) le altre 2 volte ai master.
    Ciao Enrico Del bene

    1. Ciao Enrico. In effetti sui regolamenti ci sono diverse pagine “scritte male” nel corso degli anni. E diversi giocatori sono stati penalizzati anche ingiustamente. A parte questo, bisogna che un giorno vi sentiamo al telefono. Il biliardo ligure merita altre pagine.

  9. Ciao Enrico sei stato prima un mio mito poi un mio grande avversario ti ricordo con tanta stima e affetto ( quando ci scambiammo i posti di A1 dal cavalluccio al cin cin tanti anni fa ) ….. mi sono piaciute le tue parole su Gianni il grande Magnani ricordo ancora quando 15enne mi allenavo al Borgo Pila con Gianni che mi guardava e dava consigli … lui è mancato il giovedi ed io ho vinto la mia prima gara la
    Domenica …. non potro mai dimenticarlo
    Stefano Gottingi

  10. Sono Valter Geminiani, vi ringrazio di avere messo anche il mio nome nei vostri articoli non l’avevo ancora visto grazie ancora. Vpglio ricordare ancora una volta la scomparsa del Francese che mi ha sconvolto. Ciao Francia un grande salutone dall’amicone Gemini.

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