Il “cinno” è cresciuto in fretta

Con Luca Casadei non ci siamo mai frequentati. Imolesi tutti e due. Stessa classe 1955. Io cresciuto a pane e De Gregori amando De Andrè. Lui cresciuto a pane e De Andrè amando De Gregori. Abbiamo passioni in comune come la pallacanestro. E ovviamente il biliardo. Lui un campione per tutta la sua lunga carriera. Io mai stato più di un buon giocatore. Ma “battevamo” strade differenti, frequentavamo diverse compagnie, diversi luoghi. C’è voluto questo blog per avvicinarci, per annusarci, per scoprire che tra noi c’era, come definirla, forse potrei dire una certa empatia latente.

So già che questo articolo mi verrà piuttosto lungo. Magari mettetevi comodi. La prima cosa che voglio fare è invitarvi a leggere questa bella intervista che l’amico e collega Paolo Zanelli, del settimanale Sabato Sera, gli ha fatto il giorno in cui Luca ha deciso di mettere definitivamente le boccette a riposo per dedicarsi a tempo pieno al mestiere di nonno. Lì c’è già tutto sul miglior giocatore di biliardo imolese di sempre.

biliardo casadei

 

Dunque, dicevo, battevamo strade differenti. Anche quell’anno, l’unico, in cui giocammo nella stessa squadra al mitico Moto Club Imola (scriverò prima o poi un articolo per raccontare quel luogo e i suoi frequentatori). Penso fosse il 1980 o giù di lì. Luca era uno dei più forti giocatori d’Italia, aveva già disputato alcuni campionati a Bologna, c’era una notevole concorrenza per prenderlo e un appassionato finanziatore mise i soldi.

Arrivammo primi nel nostro girone e per me fu l’esordio alle finali al Pala Azzarita di Bologna, un’emozione indescrivibile davanti a migliaia di spettatori. Quel giorno andò che al primo turno io e Luca vincemmo le nostre partite individuali, ma tutte e quattro le coppie furono sconfitte e tornammo subito a casa. Però, come vi dicevo, lui era lì quasi per caso. Nel senso che giocava col massimo impegno, figuriamoci, tanto che vinse la medaglia d’oro come miglior singolo in campionato, ma io lo vedevo solo la sera delle partite. Rimase insomma una sorta di “corpo estraneo” alla squadra, prova ne sia che anche lui, che ha molta più memoria di me, ricorda ben poco di quella stagione.

Con Tonino Agostino detto Saetta
Con Domenico Bassi

Adesso però voglio dirvi una cosa e tornare ancora più indietro. Se c’è un momento in cui Imola ha fatto un passo avanti decisivo nel suo modo di vivere il biliardo, in cui c’è stata un’evoluzione importante, il momento in cui noi provinciali siamo usciti dalla dimensione locale per affacciarci al circo del grande biliardo, beh quel momento ha in Luca Casadei il trascinatore, il simbolo, l’esempio che ha dato la svolta. Fino ad allora a dominare il biliardo imolese era stata una generazione precedente, quella di Tonino Agostini detto Saetta, di Bassi, di Minardi, di Poggi detto La Baldracchina, e prima ancora di Sassoli, Cestari e tanti altri. L’unico imolese ammesso nel biliardo che contava, ovvero a Bologna, era stato il bravo Orazio Martignani, un simpatico guascone specialista del “frullo”.

La squadra del Celsi Imola nel 1973

Luca Casadei nel grande giro entrò molto presto. E lo fece, paradossalmente, sia in punta di piedi proprio perché era molto giovane, sia di prepotenza perché era già capace di battere i più forti d’Italia. “A Bologna mi presero subito in simpatia, mi chiamavano “il cinno” – racconta Luca nell’intervista rlasciata ad Alessandro Cavazza che non voglio “spoilerare” qui – Mi sono adattato subito all’ambiente, a quelle che i bolognesi chiamano “zagnate”, anche perché ero già abbastanza smaliziato”.

Con Sala

Una malizia che non ha mai sconfinato nella scorrettezza. Dietro al biliardo Luca era esemplare come la maggior parte dei grandi campioni delle boccette. Meglio non stuzzicarlo però. Il caratterino non gli mancava (mi fa un certo effetto usare questi verbi al passato perché in realtà se lui volesse sarebbe ancora un eccellente giocatore, ma lasciamo perdere questo aspetto che poi legge e mi “cazzia”), insomma guai a stimolarlo. Per esempio mi hanno riferito che in tempi moderatamente recenti, magari Luca smentirà questa cosa, reagì piuttosto vistosamente a una domanda forse intempestiva del mitico Auro Bulbarelli della Rai, uno che di biliardo sa molto, ma che non avendo giocato a certi livelli forse non conosce una regola base: non avvicinare un giocatore per almeno una decina di minuti dopo una sconfitta particolarmente bruciante.

Con Bruno Morini e Tolomelli

Dicevo che Luca ci ha in qualche modo “sdoganati”. Noi coetanei a Imola cercavamo di imitarlo. Io per primo cambiai la mia bocciata e devo dire anche con buoni risultati, certo non paragonabili ai suoi se è vero, come raccontavano allora, che un giorno al Celsi (circolo di cui parlo in uno dei primi articoli in questo blog) fece 500 punti in 50 bocciate. Vero o no, bocciava da dio. Ma questo non deve far passare in secondo piano la sua abilità a punto. “Te non l’hai mica perso il vizio – gli ha detto sorridendo Valerio Veronesi il giorno delle interviste rilasciate a Cavazza al nuovo Manzoni, quando quasi per scherzo e a beneficio di telecamera hanno ripreso in mano le biglie bianche e rosse – Te sempre attaccato al pallino”.

Con Valerio Veronesi

Ecco, quel giorno, l’ho già scritto da qualche parte, si è compiuto un piccolo memorabile evento che mi ha fatto comprendere meglio cos’era il biliardo a Bologna negli anni d’oro. Casadei, Veronesi, Trebbi, ritrovatisi dopo anni con nell’aria quasi tangibile un qualcosa che non so se definire amicizia, forse sì, ma certamente si trattava di grande complicità. Avversari anche acerrimi sul panno verde per anni, protagonisti di sfide memorabili, ma con grande rispetto reciproco e oserei dire anche ammirazione.

Con Fava, Veronesi e Trebbi

Qui forse dovrei elencare i risultati ottenuti da Luca in quarant’anni e passa di biliardo. Già perché nonostante il suo non certo nascosto odio per l’evoluzione dei regolamenti, ha continuato a vincere fino a poco tempo fa. Ma rischierei di dimenticarne parecchi e i principali li trovate nell’intervista di Zanelli che ho linkato. Di mio dirò solo una cosa: lui forse mi smentirà, certo ha vinto tanto, titoli italiani, gare, campionati, ma forse ha vinto qualcosina in meno di quello che avrebbe potuto.

Con Piazzi il Professore

Nell’ambiente un po’ tutti parlano di Luca Casadei come di un numero uno assoluto, lo mettono alla pari dei grandissimi. Mi ha stupito, ad esempio, vedere cosa dicono di lui a Genova, dove c’è chi ha perfino battezzato il figlio Luca in suo onore. Facciamo così: riporto quello che un genovese, Metodio Bonicioli, ha scritto alcuni giorni fa su Facebook. Forse rende meglio di qualsiasi cosa potrei scrivere io.

Campionati Italiani a Rapallo

Sono un vecchio (eh, sì) giocatore degli anni 70/80. Nel mio circolo BORGO PILA di GENOVA ho avuto l’occasione di vedere quelli che, a mio parere, sono stati i migliori giocatori da boccette (CON BUCHE!). I genovesi con PARENTI, ARVIGO, GULLINO, l’allora emergente DE CET (a mio parere il più COMPLETO), ILARI, MAGNANI e pochi altri. Ricordo benissimo i vostri fuoriclasse, alcuni già in odore di leggenda, BONDI, TASSI, BENELLI, PIAZZI, PELAGATTI!!!, MARZOCCHI, MEI, l’allora giovane CASINI ma soprattutto, i giovanissimi MAGNANI (grande fantasista) e quello che, a detta di CAVINA, sarebbe diventato l’astro del futuro, ovvero LUCA CASADEI. Rammento il suo l’esordio ligure 75/76 RAPALLO Campionato Italiano – 650 giocatori – la gara visto l’alto numero di partecipanti venne divisa in due tronconi: i 32 rimasti giocarono quindici giorni dopo c’ero – grrr! anch’io – prima gara della mia vita – persi per inesperienza dal vostro FANTINI – stavo vincendo 46 a 12…va be’). Quello che m’impressionò fu un ragazzone di IMOLA: LUCA CASADEI. Eh, sì, avevano ragione i vari CAVINA, BONDI ecc. ERA VERAMENTE UN FUORICLASSE! C’incontrammo un paio di volte a coppie e vincemmo (io stavo con MAGNANI!!!!).  che apprezzai fu la sua signorilità. Ho lasciato per ultimi (non per il valore) due giocatori rivoluzionari: ANTONIO MATTIOLI – ENORME FANTASISTA. CON LUI IL GIOCO NON ERA MAI MONOTONO. ECCEZIONALI! Ed il buon CHECCO FAVA che grazie al suo sistema di gioco rivoluzionò tutto… poi. vennero TEDESCHI ecc. Ogni tanto mi capita di vedere ancora i vostri fuoriclasse: CORRADINI (!), MINOCCHERI, MESSORI etc.etc. A Genova, sparito DE CET, non ci sono più giocatori di quel livello. Comunque siete stati e ancora siete I PIÙ FORTI… GIURO! Saluti – Metodio”. 

Consegna del Grifo a Rapallo

Ecco, adesso avrei ancora tante cose da scrivere. Ad esempio c’è tutto il capitolo delle partite di soldi, una formidabile miniera di chicche che finora ho solo sfiorato in altri articoli. Dovrei raccontare di quella volta che Luca andò a Napoli e lo accolsero di notte al casello dell’autostrada come se fosse stato Maradona, del Muchacho che venne a Imola per sfidarlo ma si ritirò in buon ordine, di quel tipo che un giorno per non pagare finse di andare al bagno e scappò dalla finestra, di quell’altro che non era un gran giocatore ma chissà perché riusciva sempre a batterlo, delle sfide con Reatti al Bar Sganaplino di Imola proprio la notte del Campionato Italiano in cui arrivò secondo dietro a Piazzi il professore… Ma sono già lunghissimo. Facciamo che per ora mi fermo qui. Per ora.

12 risposte a “Il “cinno” è cresciuto in fretta”

  1. Bellissimo da leggere,sempre un piecere ed un emozione scorrere queste pagine di storia inerente al nostro amato gioco…. Complimenti, 🥰

      1. vorrei fare i complimenti a Andreoli x la bella cosa che ai fatto , Luca si merita tutte queste riconoscenze, un grandissimo piognere di questo sport , io mi sono sempre domandato perché non veniva menzionato specialmente a Imola e quindi ti ringrazio per quello che hai fatto , e ti ringrazio anche per quelle bellissime fato storiche. Io che sono un romantico di queste cose , mi fa un sacco di piacere vedere Fava , Veronesi Trebbi e tanti altri che anno fatto la storia ( io avrei messo anche Cicognani ) e che meritano , ( in questa vita che passa in fretta e cancella tutto ) di essere ricordati …. grazie ancora Maurizio . Fabbri Marino

        1. Grazie mille. Per me parlare di Luca è abbastanza facile essendo anch’io imolese. Cercherò di scrivere anche di altri giocatori, grandi e meno grandi. Ovviamente Cicognani merita minimo un articolo. E non solo lui. Grazie ancora.

  2. Tutto preciso e veritiero e leggendo il tuo racconto mi è passata davanti gran parte della mia vita, sono d’accordo anche sul fatto che avrei potuto vincere di più, devo ammettere che ho vissuto altre passioni e che per molti tempo mi è importato poco dei risultati, ho vissuto di talento senza curarmi dell’allenamento.
    Grazie a te e Metodio per le belle parole, quello che ho dato al biliardo e ricevuto finisce qui e non rimpiango niente.

  3. Condivido in pieno le parole di Gardo in merito all’articolo,ho però il cruccio di aver iniziato a frequentare Luca solo da qualche anno,perché se lo si considera un campione del biliardo,poterlo apprezzare come uomo,è cosa di gran lunga superiore

    1. Ciao Danilo come va. Tu non eri per niente scarso. Magari sei un po’ più scarso a postare messaggi visto che ti è venuto 4 volte ahahah
      Cancello gli altri 3

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