Il Negro e il Bar Ronchini

Che ci volete fare, sono un vecchio nostalgico. Io quei venerdì sera di campionato, quelli di una volta che non finivano mai, perché le partite venivano riepilogate e accuratamente vivisezionate, dalla prima all’ultima palla, insomma quel modo lì di vivere il biliardo, lo conservo ancora nel cuore. E alcune volte in piena notte ci sono andato anch’io, al Bar Ronchini del Negro, in quel mitico posto dove vincenti e sconfitti delle varie squadre si ritrovavano come api attratte dal miele.

Ci sono personaggi che senza essere stati grandi giocatori hanno fatto la storia del biliardo a Imola più di tanti altri, anche più di conclamati campioni. Uno di questi è stato senza alcun dubbio Flavio Zappi, noto a tutti gli imolesi come “Il Negro”, scomparso nel 2006. Era lui negli anni Settanta il gestore del mitico Bar Ronchini.

La squadra del Bar Ronchini nel 1978.79. Da sinistra Loreti B., Gasparri, Landi, Ronchini, Matteucci, Costa detto Palinì, Loreti L., Il Negro Zappi, Caprara.

Avete presente i baristi di una volta? Quelli che sapevano vita morte e miracoli di tutti, conoscevano le situazioni famigliari di ognuno, i dettagli dei rapporti con le relative mogli o fidanzate… Ecco Il Negro era un barista di quelli lì. E naturalmente era sempre disponible, sempre pronto a coprirti in caso di necessità, ma anche, con grande generosità, a prestare soldi a chi si ritrovava in difficoltà economiche.

“Il Negro è una delle persone che più mi mancano in assoluto – racconta Luca Casadei – Aveva una passione smisurata per il biliardo, anzi direi per il gioco in generale. Non vedeva l’ora che arrivasse l’una di notte per sedersi a un tavolino di carte (rigorosamente a soldi) o magari per fare ancora una partita sul panno verde”. A quel punto al Bar Ronchini si tiravano giù le serrande e si andava avanti fino a notte fonda. “Spesso la mattina scendeva ad aprire il bar la moglie del Negro, Giulia (santa donna), e noi eravamo ancora dentro a giocare e a discutere”.

Una formazione del Bar Ragazzini, Da sinistra Casadei, Il Negro Zappi, Marchetti, Lacky Baroncini, Mongardi, Cof Giovannini, Becca, Toto D’Aloisi, Prelati, Debori.

Come dicevo all’inizio, a biliardo Il Negro è stato un discreto giocatore ma niente più. “Dopo una partita vinta, lui era talmente felice che ‘volava’ letteralmente, da dietro al banco ai tavoli, al biliardo e così via – prosegue Casadei – Se invece aveva perso, spesso evidenziava un’improvvisa zoppia, dovuta a un fantomatico mal di schiena accusato, pensa te che sfortuna!, proprio nel bel mezzo della partita. Lui era sempre in prima linea. Teneva banco e attaccava il malcapitato di turno. Non temeva il pericolo e spesso sfidava a soldi anche i più bravi. Ci ha provato anche con me, ma poi mi rifiutavo io di giocare contro di lui, lo dico senza falsa modestia, in quanto Il Negro era diventato per me una persona carissima, per vari motivi, e non mi andava proprio di ‘rubargli’ i soldi”.

A proposito di partite “vivisezionate” e di “moviole”, una passata alla storia è quella della notte in cui Il Negro perse contro i bolognesi Mei e Marzocchi, due grandi giocatori. “La coppia era quanto di meglio sulla piazza in quel periodo – racconta Luca – e la partita tiratissima. Al momento decisivo, purtroppo, Il Negro andò a bere 10 punti in un solo passaggio sul castello, eseguendo una ‘stricata’ (per i non imolesi si tratta di un tiro molto stretto corta-lunga; ricordo che allora tutti i biliardi erano con le buche). Dopo la partita non se ne capacitava in alcun modo. Andò avanti fino alle sei del mattino a provare e riprovare lo stesso tiro. Eravamo in diversi a rimettere in piedi i birilli e a passargli di nuovo le boccette. Niente da fare. Lui tirava e tirava ancora, eseguiva il tiro cercando di rifarlo uguale, ma non ci fu modo di bere di nuovo dieci punti in un colpo solo. Devo dire che quello rimane anche per me uno degli episodi più incredibili a cui abbia assistito”.

Naturalmente Il Negro aveva i suoi prediletti e fra questi c’erano lo stesso Casadei, Thomas Brusa, Domenico Bassi e Morigi detto Sarsetta, tutti giocatori tra i più forti, che hanno fatto parte delle icone imolesi delle boccette. “Era incredibile e pieno di attenzioni per noi – continua Luca – Quando partivamo per partecipare alle gare in giro per l’Italia ci preparava perfino i sacchettini personalizzati. Conosceva perfettamente i gusti di ognuno di noi. Inseriva le sigarette, i cioccolatini e le caramelle, i panini e le bevande varie”.

Ma veniamo al biliardo giocato. Sono due le “perle” della carriera di Zappi, entrambe ai Campionati Imolesi a coppie. Una, la prima, lo vide protagonista proprio assieme a Casadei: “L’anno del servizio militare, era il 77, venni a casa in licenza e lui si era iscritto ai Campionati Imolesi senza avvisarmi. In quella gara credo di avere fatto anche qualche miracolo, per riuscire ad andare avanti, dato che Il Negro non aveva mai messo una boccetta nel biliardo. Eppure approdammo alla finale, contro Marco Zuffa e Mirio Monduzzi (o Monducci non ricordo esattamente il cognome). Ricordo invece perfettamente quella partita. Io feci un paio di filotti ma anche parecchie volte 4 punti di bocciata, mentre Zuffa fece 5 o 6 filotti consecutivi. Il Negro però azzeccò la partita della vita e vincemmo il titolo”. In seguito, quando tutti lo attaccavano contestandogli il fatto che fosse facile vincere giocando in coppia con Casadei, Zappi regolarmente raccontava solo la finale, dove in effetti aveva fatto la differenza. Inutile dire che Luca gli teneva il gioco e lo difendeva.  

Poggi e Zappi, ovvero La Baldracchina e Il Negro, in finale agli Imolesi del 79

Immaginatevi poi quando, due anni dopo, nel 79, Il Negro vinse ancora il titolo, quella volta in coppia con Marino Poggi detto La Baldracchina. Anche quella finale merita un accenno, non fosse altro perché fu giocata contro un “monumento” del biliardo imolese degli anni 60-70, Giorgio Mengoli detto Il Bugnoso, che nell’occasione tornava alle gare, in coppia con Marco Caprara.

Il Negro e La Baldracchina conducevano con un certo margine di vantaggio, anche per un colpo di sfortuna di Caprara (10 di bocciata con palla in buca, ovvero 12 punti per gli avversari). I giochi sembravano fatti, ma Il Bugnoso si ricordò improvvisamente della sua grande classe e con un paio di calci di seconda eseguiti perfettamente, seguiti da un “nerone” di Caprara, la partita tornò in equilibrio. Pallino a Poggi: 10 punti e titolo in tasca. Fu l’apoteosi. Ormai non c’erano dubbi: quello forte era lui, Il Negro, che aveva vinto sia con Luca sia con Poggi, dunque era lui che vinceva con chiunque giocasse. “Sinceramente io credo che in carriera abbia vinto gare solo in quelle due occasioni” conclude Casadei.

Negli ultimi anni il Negro aveva preso a frequentare il Centro sociale Campanella, dove giocava ancora in serie C. Purtroppo nel 2006, all’improvviso, si sentì male e morì. Al Campanella decisero allora di organizzare una gara in sua memoria, gara che peraltro si è giocata solo per tre anni, ma che ha un albo d’oro invidiabile. Il primo anno la vinse infatti Luca Molduzzi.

La vittoria di Luca Molduzzi al Memorial Zappi
I finalisti con la moglie di Zappi, Giulia, e con l’ex presidente del Centro sociale Campanella Giovannini

Negli anni seguenti la vittoria andò a due imolesi, Baldassarri e Ghirelli.

La vittoria di Baldassarri
Ghirelli ancora con Molduzzi al Memorial Zappi

Ringrazio per la collaborazione Luca Casadei, Mauro Tampieri e il Centro sociale Campanella Imola.

9 risposte a “Il Negro e il Bar Ronchini”

  1. Devo precisare che il Negro è deceduto, sembra a causa di un incidente, a pochi metri da casa sua fu trovato accasciato al volante con la sua auto contro un albero. Non ho mai saputo se sia stato un colpo di sonno o la causa della morte sia stata l’urto contro l’albero. Bravo Maurizio, bella testimonianza che rende merito allo straordinario personaggio che è stato.

  2. A proposito della umanità e disponibilità nei confronti dei suoi clienti, ricordo un episodio esilarante.
    C’era un cliente, di cui non farò il nome ma che qualche frequentatore di quell’epoca riconoscerà, che non aveva propriamente il controllo delle sue disponibilità economiche, non sembrerà vero ma la moglie ritirava per suo conto lo stipendio presso una famosa azienda Imolese, ebbene quando si doveva iscrivere alle gare di biliardo era il Negro che gli anticipava l’iscrizione, sperando nel rientro dell’anticipo in caso di vittoria di questo cliente che chiamerò mister X.
    Succede che alla famosa gara del Grillo d’oro al Bar Grillo, nei quarti di finale si incontrano proprio il Negro e Mister X, questi si può sdebitare e il Negro viene rassicurato sul fatto che la partita gli sarebbe stata “mollata”, in virtù proprio della riconoscenza doverosa per essere stato aiutato in diverse occasioni.
    Purtroppo la cosa non andò a finire nel modo programmato e il Negro venne sconfitto dopo una partita tiratissima.
    Stavolta il Negro, a differenza del solito, non la mandò proprio giù e portò a conoscenza di tutto il mondo del biliardo Imolese il fatto, gli sfottò e le prese per il sedere ad uno e all’altro si protrassero per mesi finchè al Negro venne chiesto un ulteriore aiuto sempre da Mister X e tutto tornò come prima, il Negro non glielo negò.

  3. Ciao, sono il figlio di Marino Poggi. Se vuoi lui ha un bel album di ricordi e di articoli… magari se vuoi sentirlo ti do il cellulare. Nel caso chiamami su 366.6217303

  4. Ho anch’io tra i tanti un ricordo “esilarante” del Negro. Nel campionato 1981-82 giocavo nel Ronchini e avevamo una bella squadra (vincemmo il campionato e il primo “Città di Imola” al Club biliardo). La squadra la “sistemava” Thomas Brusa in quanto era il più bravo e il più carismatico. Andiamo a giocare al Luisa (che era nostra diretta avversaria per il titolo) ma Zappi rimase escluso dalla formazione. Vincemmo in trasferta 4 a 2 e intanto che andavamo via al Luisa avevano preparato le “penne all’arrabbiata”. Quando arrivammo al Ronchini non c’era niente dell’abituale a lauto ristoro che Zappi e Giulia preparavano tutte le sere. Allora Thomas uscì che questa battuta: al Luisa penne all’arrabbiata, da noi solo l’arrabbiata. Andammo a mangiare la pizza in Via Mazzini!!

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