Magnani non ci pensava un attimo

Gianni Magnani mi intriga un sacco. Come giocatore e come personaggio. Per tutta una serie di motivi, l’ultimo dei quali lo scoprirete alla fine dell’articolo. Mi intriga perché era un grande campione ligure, uno dei tanti della mitica scuola genovese degli anni Settanta, perché era un ragazzo molto apprezzato e direi quasi amato da tutti, perché aveva una classe sopraffina, perché sotto certi aspetti era diverso da tutti gli altri e perché… portate pazienza. Dico era perché Gianni Magnani ci lasciò che non aveva nemmeno 40 anni, il 25 febbraio 1992.

Non avendolo conosciuto personalmente e non avendolo nemmeno mai visto giocare, devo cedere la parola a chi l’ha frequentato, a chi l’ha affrontato da avversario, a chi ha giocato in squadra e in coppia con lui. Questo articolo sarà quindi più che altro un collage di testimonianze, a cominciare da quella di Luca Casadei, che non può dimenticare una semifinale a Bollate di una gara, pensate un po’, in cui si presentarono al via ben 1024 giocatori.

Luca non può dimenticarla quella gara soprattutto per il numero di passaggi in mezzo di bocciata che lui stesso fece contro Magnani. Qui le testimonianze si dividono: c’è chi dice 3, chi dice 5, chi (lo stesso Luca probabilmente ingigantendo nel tempo quel ricordo sfortunato) addirittura 7. Inoltre Magnani passò in mezzo ai birilli senza abbatterne nessuno con la propria boccetta in occasione di una botta, pardon adesso si dice tiro sostenuto. Risultato? Vittoria di Magnani che poi vinse anche la finale, con parziale consolazione per Casadei che si era accordato col giocatore ligure per dividere il montepremi.

Gianni Magnani è il primo a destra

“Gianni Magnani è stato un avversario micidiale e un amico carissimo – ha detto Luca – per quello che poteva essere un rapporto con una persona che abitava a Genova e io a Imola e incontravo regolarmente da avversario. Credo che la stima e l’ammirazione che avevo per lui fossero ricambiate e quando appresi della sua scomparsa fu un trauma. Sul biliardo Magnani aveva una velocità di esecuzione che non ho mai riscontrato in nessun altro giocatore, oltretutto questo non pregiudicava la sua visione di gioco e la scelta del tiro, non eccelleva nella bocciata ma nonostante tutto vinceva gare nazionali da singolo”.

La conferma arriva da Metodio Bonicioli. “Analisi giustissima. Purtroppo la sua velocità, ma soprattutto la sicurezza di esecuzione gli creava ogni tanto qualche grattacapo. Una volta stava vincendo nettamente contro Piazzi: 78-62, una boccetta in mano ciascuno. Io ero dietro a marcare i punti. Toccava a Magnani giocare e non feci in tempo a dirgli di non levare (cioè non prendere il punto ndr). Lui levò e il gioco si predispose per un calcio, che Piazzi naturalmente non sbagliò. Otto punti di calcio, punto a Piazzi, filotto sul pallino. Fine”.

A Bollate, Magnani e Casadei si incontrarono anche in una finale di una gara a coppie. Gianni era con Metodio e Luca (insolitamente) con il suo storico finanziatore Miguel. “Vincemmo noi, ma devo dire che Luca giocò praticamente con due boccette” commenta Bonicioli, che anche in questo caso ci regala una chicca: “Siamo circa a metà partita, più o meno a punti pari. Il gioco è nella parte bassa, vicino alla sponda lunga di sinistra con uno sbarramento di palle degli avversari. Magnani ha l’ultima. Che fare? Boh. Lui si volta, mi guarda tranquillo e butta lì un “Metodio, io ci provo”. Non avevo la più pallida idea di cosa avesse in testa, ma conoscendolo annuisco. Premessa: biliardo da 2.80, nuovo, risposta delle sponde tutta ancora da scoprire. Gianni si imposta col braccio in fuori e in un attimo fa partire un tiro a effetto di 5 sponde. Sommessi commenti ironici del pubblico, che però, mentre la boccetta gira, diventano pian piano sempre più increduli per quello che sta accadendo: tac tac tac tac tac. Punto levato con cambio biglia. I presenti letteralmente impazziscono”.

Ma forse la parte più gustosa del racconto deve ancora venire. “Il nostro posto di ristoro notturno abituale era una tavola calda, il gestore era un genovese e a tarda ora apriva solo per noi, che arrivavamo magari carichi di coppe e trofei. Ricordo che per tre volte consecutive, pari a tre finali vinte, non ci fece nemmeno pagare. La notte di Bollate ci fermammo in un autogrill e Gianni, con aria tranquilla, ad un certo punto se ne uscì con questa frase: “Belin, quella biglia di cinque sponde, credevo che il biliardo stringesse di più…”. Giuro che quella volta io e De Cet fummo davvero tentati di lasciarlo a piedi. Per me – conclude Metodio – Gianni Magnani era un fratello minore. Quando morì si era sposato da poco e attendeva una bambina. Fu un dolore immenso”.

Da sinistra in piedi Mario Binot, Cavo, Bertoni, Cipriano, Candeloro, Aldo Binot, Bruzzone. Accosciati Moscatelli, Magnani, Preziosi, Merlo, La Porta

Anche Enrico Del Bene ricorda Gianni Magnani con tanto affetto. “Al pensiero mi viene un brivido. Gianni si era sposato con una ragazza di Celle Ligure (piccolo comune in provincia di Savona dopo Varazze), lì era venuto ad abitare e lì purtroppo ci ha lasciato troppo presto. Era un giocatore di una qualità eccelsa, con un bicello che a pochi ho visto fare”.

Magnani è il secondo in piedi da sinistra

Sulle qualità non solo tecniche ma anche umane di Gianni Magnani si è soffermato anche Stefano Gottingi: “Ricordo ancora quando 15enne mi allenavo al Borgo Pila. Gianni mi guardava e mi dava sempre dei consigli. Il giorno che lui mancò era un giovedì e io la domenica vinsi la mia prima gara. Non potrò mai dimenticarlo”.

Qui Magnani sconfitto in finale da Valerio Veronesi

Dino Gelli conferma tutto e mette in risalto un’altra caratteristica di Magnani: “Gianni era uno che adorava la sfida. Giocava anche di soldi e non aveva paura di nessun avversario, anzi più forte era più lo stimolava”.

Ok, si potrebbe andare avanti ancora a lungo con le testimonianze su questo sfortunato ragazzo, ma credo che quelle che ho riportato finora siano sufficienti per inquadrare il personaggio e il giocatore. Resta l’aspetto fisico ed è quello che mi intriga personalmente perché, accidenti, a giudicare dalle poche foto che ho recuperato finora, Gianni Magnani mi assomigliava davvero. Non trovate anche voi?

Questo sono (anzi ero) io

Ok lo so, la somiglianza era solo fisica. Io non avevo (e non ho) nemmeno un decimo del suo talento. Poi sono certo che l’amico Casadei sia già lì pronto a dire che io, a differenza di Magnani che tirava quasi quando le boccette non erano ancora ferme, sono uno che ci pensa una vita prima di lasciare andare la palla. Mica vero. Cioè sì,  qualche volta sono abbastanza riflessivo. Ma ne abbiamo visti ben altri di pensatori, caro Luca…

Grazie a Metodio Bonicioli, Luca Casadei, Enrico Delbene, Dino Gelli, Mario Del Pasqua, Stefano Gottingi

11 risposte a “Magnani non ci pensava un attimo”

  1. Detto dal mito De Cet un anno prima che ci lasciasse una sera al circolo Santa Zita:
    “È stato il giocatore più completo che abbia conosciuto. Aveva tutto il repertorio per questo gioco”.

  2. Oltre all’emozione, le tue parole mi hanno suscitato anche commozione, grazie davvero per i ricordi che hai scatenato dentro di me.
    Non posso nemmeno fare una delle mie battute ironiche, in quanto ben conoscendomi, mi hai anticipato.

  3. Noi napoletani adoravamo magnani per tutto quello che hai ricordato… Ci piaceva il suo stile e la sua eleganza in quei tiri ad effetto che solo lui sapeva fare… Ricordo una sfida a soldi con Enzo Bramante in cui perse tre partite ma gioco’ alla grande….. A quei tempi Bramante era imbattibile….. Alla fine si abbracciarono come fratelli❤️

      1. Non so se è corretto e quel magnani alto di Genova che bocciata di striscio e giocava a soldi lo chiedo perché un giorno andsi a vedere una gara se non ricordo bene a Ravenna c erano tutti gli specialisti all epoca delle v
        Buche nella pausa fra una partita e un altra sento parlare lizzi e dirgli viene chiesto se fa la partita a soldi lui io oggi no ma ce un altro chel la fa rea bersani se non sbaglio l altro credo fosse proprio lui ne han fatte 4 o 5 mi ricordo la sua correttezza e la sua sportività anche nella sconfitta spero sia lui chiedete a Valerio se non è vi chiedo scusa della mia gaf e di avervi citsto

      2. Ho conosciuto il giocatore Gianni Magnani in un quarto di finale al trofeo degli Assi, all’Unione di Genova..
        Mi sembra fosse l’anno 86/87
        Giocammo una partita spettacolare…
        Esagerammo con i tiri di biccello (frullo) che il pubblico presente apprezzo’ con lunghi applausi….
        Poi nei primi anni 90 siamo entrati nella categoria Master insieme al grande Guido Decet Regolarmente le prove si svolgevano nelle Marche..
        Passavo a prenderli a Genova per andare insieme…
        A volte c’era anche il presidente Giulio Parenti..
        In questi lunghi viaggi ho avuto modo di conoscere anche la persona Gianni Magnani
        Un ragazzo meraviglioso, con un gran cuore, un uomo di grandi valori e tutti gli volevano bene….
        La sua prematura scomparsa fu un trauma per tutti..
        Ciao Gianni.

    1. Caro Rocco, ci conosciamo sicuramente da diversi anni e premetto che non voglio fare polemiche, io ho fatto mille battaglie con tutti i giocatori più forti dell’epoca, alcune vinte e alcune perse, non dirmi però che Bramante era imbattibile, devi dire che era “quasi” imbattibile se alzava i piedi quando bocciava e diverse volte anche andando a punto.
      Se non poteva alzare i piedi era un giocatore “normale”.
      Con simpatia

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