Chi se lo ricorda Nerio Poli? Tra gli imolesi di sicuro tutti quelli della mia età e anche un filo più attempati. Non era un campione, ma non è solo dei grandi, o dei grandissimi, che voglio scrivere in questo blog. Ci sono infatti personaggi che, senza aver mai scritto pagine memorabili sul panno verde, hanno dato tanto a questo gioco. Poli è uno di questi.
Diciamolo subito: non aveva un gran talento. Ma una passione per il biliardo e una volontà sconfinate. Al momento non ho una sua foto, in futuro chissà. Nella vita gestiva un negozio di filati di lana in via Appia a Imola, pressappoco a metà fra la pasticceria Costanzi (un tempo Grandi) e l’attuale gelateria Emilia. Ma era raro incontrarlo lì. Più facile trovarlo al circolo Moto Club, il cui ingresso era quasi di fronte al negozio. Magari lo vedevi intento ad allenarsi da solo, dopo aver chiesto le boccette ai baristi. Perché sperimentare nuove traiettorie e nuovi modi di impugnare le biglie era un’occupazione che prendeva regolarmente buona parte delle sue giornate. “Ho studiato una nuova bocciata – ti diceva un giorno sì e l’altro pure -. Vieni che te la faccio vedere“.
A proposito di Poli si potrebbero raccontare mille aneddoti. Qui ne citerò solo uno, il primo che mi viene in mente. Credo fossero i primi anni Settanta e Poli era impegnato in campionato, in coppia con il suo compagno di sempre, Giuliano Patuelli. Era una partita al Bar Colonne, altro luogo mitico della storia del biliardo imolese a cui prima o poi dedicherò almeno un articolo. Lì, tanti anni fa, i virtuosi delle boccette erano Giorgio Mengoli meglio noto come “Il Bugnoso”, Orazio Martignani che fu il primo a cui vidi fare mirabolanti tiri di effetto e che andò a giocare con i campioni bolognesi, un certo “Lele” di cui ora non ricordo nome e cognome. E altri ancora.
Ma torniamo a Poli e alla sua partita di quella sera. Il Colonne aveva un solo biliardo, in una sala angusta a stretto contatto con l’unico gabinetto del locale. Chiudere quella porticina era decisamente consigliabile, per via degli odori. Difendersi dalle nuvole di fumo, che a quei tempi non era vietato nei locali pubblici, era invece impossibile. Specie nelle salette dove c’erano i biliardi. Specie al Bar Colonne.
Dunque Poli e Patuelli stavano giocando una partita molto accanita, non ricordo contro chi, giunta in equilibrio alle fasi finali. Normalmente Poli faceva il puntatore, ma quella sera toccava a lui colpire il pallino blu. Chissà, probabilmente aveva appena inventato un nuova bocciata. Comunque mancavano solo 2 punti alla vittoria e Poli acchitò il pallino come si faceva allora, con grande concentrazione e perizia. Quindi si impostò per il colpo che avrebbe dovuto essere decisivo e avrebbe dovuto dare la vittoria alla coppia del Moto Club. C’era un solo birillo da abbattere.
Ora, dovete sapere che la routine di Poli prima della bocciata è sempre stata, per così dire, piuttosto elaborata. Ma quella sera superò ogni limite. Alzò una volta il braccio destro per impostarsi, ma dopo alcuni secondi lo abbassò. Quindi si mise di nuovo a posto col corpo, rifece il gesto col braccio destro, e di nuovo giù. E ancora una, due, tre volte. Non ricordo quante. Poli appariva concentratissimo, ma il tempo passava e non si decideva mai a bocciare. L’attesa tra i presenti si era fatta spasmodica. Finché alzò ancora il braccio destro e questa volta ebbero tutti l’impressione che sì, questa volta avrebbe finalmente colpito il pallino. Ma lui fece una smorfia, abbassò di nuovo il braccio, accennò al gesto di spazzare l’aria col braccio sinistro davanti ai suoi occhi, e infine, rivolto al compagno che lo osservava attonito, gli disse (non so scrivere in dialetto ma spero capirete): “Giuliano bocia te. Ui è trop fom” (“Giuliano boccia te. C’è troppo fumo”).
Non chiedetemi come andò a finire, se Patuelli realizzò o meno i 2 punti che mancavano, se vinsero oppure no quella partita. Nella mia memoria è rimasta solo quell’interminabile routine e quel “Giuliano bocia te. Ui è trop fom” che per tanti anni noi del Moto Club abbiamo più volte ricordato e citato, sorridendo al pensiero di uno dei più grandi appassionati che la storia del biliardo abbia mai avuto. Almeno a Imola.
Lele per la cronaca era Castellari, morto purtroppo suicida nel capannone dove svolgeva la sua attività, e su Poli posso raccontare che lo incontrai in semifinale ad un campionato imolese individuale.
Non so come ma persi quella partita e credo che fu la prima volta della mia vita in cui ero stato più felice della sconfitta che della vittoria.
Poli perse poi purtroppo la finale con Poggi Marino.
Non sapevo di Lele. E non ricordavo la tua sconfitta con Poli. Una cosa che invece mi è tornata in mente è una finale che incredibilmente Poli conquistò al Braccio d’oro. Mi sembra al Club del biliardo. E mi pare proprio contro di te. Correggimi se sbaglio.
Il fatto a cui mi riferisco io è stato al club biliardo, mi fai venire il dubbio sulla gara, mi sembrava campionato imolese ma potrebbe anche essere il braccio d’oro a cui fai riferimento.
Lele Castellari era uno dei più forti giocatori dell’epoca, un talento per la sua bassa statura, purtroppo ha fatto la fine che ho menzionato molto giovane.