Piazzi, il carisma del Professore

Un vincente se ce n’è stato uno. Io di Giorgio Piazzi ho questo ricordo personale. Lo chiamavano Il Professore, credo non solo perché sul biliardo avrebbe potuto insegnare tante cose un po’ a tutti, ma anche perché, se non sbaglio, nella vita insegnava davvero, mi pare applicazioni tecniche.

Premiazione a Imola per la vittoria nel Campionato Italiano individuale del 1975

A Budrio, dove giocava, lo adoravano. C’è un episodio, anzi una frase, che rende perfettamente l’idea di cos’era Piazzi per i suoi tifosi.

Tribuna gremita all’inverosimile, come spesso accadeva a quei tempi, per assistere a una partita dell’idolo locale. Piazzi si imposta per eseguire un tiro di taglio ma succede qualcosa di imprevisto, forse una ditata involontaria, chissà, insomma sbaglia completamente l’esecuzione e la sua boccetta scende giù per il filotto senza toccare nulla: 8 punti bevuti. Silenzio generale. Nella sala improvvisamente è calato il gelo. Poi, finalmente, si sente una voce dall’alto della tribuna, in dialetto bolognese, pronunciare una sentenza senza appello: “Se al Prufesour l’ha tirè acsè, l’andeva tirè acsè” (“Se il Professore l’ha tirata così bisognava tirarla così”). Eppure Piazzi quella volta aveva fatto un errore madornale, quasi da principiante. Non credo sia necessario aggiungere altro.

Piazzi con Pantaleoni

Piazzi è stato uno dei più grandi giocatori italiani di boccette degli anni Settanta-Ottanta, su questo non si discute, ma per noi imolesi è qualcosa in più, perché proprio a Imola l’abbiamo visto vincere ben due dei suoi quattro titoli tricolori. Il primo individuale, il secondo in coppia con Agostino Atti (di cui ho già parlato nel mio blog). Dal punto di vista tecnico posso dire che aveva un braccio formidabile, giocava benissimo anche a punto, sapeva fare un po’ tutto, ma soprattutto era molto forte di carattere. Lo vedevi giocare e ti stupiva per l’apparente sicurezza con la quale eseguiva anche i tiri più difficili. Inoltre ti impressionava per la freddezza che dimostrava nei frangenti decisivi delle partite.

Partirei dal 1975, perché il mio ricordo personale, per quanto datato, è ancora piuttosto vivo. Credo fosse il primo anno in cui i Campionati Italiani individuali si disputavano nella mia città e per l’occasione i biliardi furono montati al palazzetto Fratelli Ruscello di via Volta. Ricordo la mia emozione di ventenne che per la prima volta era ammesso a partecipare alla massima competizione italiana. E ricordo anche la soddisfazione che provai per aver vinto il sabato le tre partite del mio girone e, se non ricordo male, un altro paio di partite alle finali la domenica. Ma a quel punto ero solo nei sedicesimi di finale. Allora per laurearsi campione italiano ci voleva ben altro, data la grande partecipazione di giocatori, occorrevano nove o anche dieci vittorie consecutive. L’impresa insomma era fuori dalla mia portata. Chi ci andò più vicino di me, tra gli imolesi, fu il mio caro amico Beppe Trinca, eliminato soltanto nei quarti di finale, e soprattutto il mio coetaneo e astro nascente del biliardo Luca Casadei, che giunse fino alla finalissima contro Piazzi.

Stretta di mano tra Piazzi e Casadei ai Campionati Italiani del 1975

Quella partita fu un vero e proprio evento per Imola. Gli spalti del palazzetto erano gremiti al punto tale che già parecchio tempo prima dell’inizio della finale non c’era più un solo posto disponibile. Credo anzi che se qualcuno fosse intervenuto a controllare il numero dei presenti, rispetto alla capienza consentita, ci sarebbero stati dei problemi. Eravamo tutti lì, stretti come sardine, a fare il tifo per il nostro concittadino. “Ricordo che quando feci l’ingresso dal tunnel degli spogliatoi ci fu un vero boato – racconta Luca – Per fortuna avevo la sfrontatezza dei vent’anni e non mi feci attanagliare dalla pressione”. Ma non ci fu nulla da fare. Sotto di una ventina di punti, Luca realizzò 8 punti a colore e 10 di bocciata riequilibrando il match intorno agli 80 punti (la finale si giocava ai 100). A quel punto il palazzo esplose. Ma il Professore non fece una piega: la mano seguente realizzò a sua volta 8 punti di colore e 10 a bocciare e chiuse i giochi.

Il Professore qui con il giocatore genovese Enrico Mazzitelli

Evidentemente la doppietta tricolore era la specialità della casa, perché nel 78-79 Piazzi fece il bis: di nuovo Campione Italiano individuale e a coppie. Con un’altra puntatina nella prediletta Imola, dove ancora una volta in finale, assieme ad Atti, si ritrovò di fronte i giocatori di casa. A proposito di quella partita, contro Toni “Saetta” Agostini e Gianni Minardi, c’è un altro aneddoto, che in questo caso non so quanto faccia parte della storia o quanto della leggenda, ma in fondo cosa importa: vero o verosimile, rende anche questo l’idea di che giocatore fosse Piazzi e di quale fosse il suo carisma.

Siamo al frangente decisivo. La partita è combattutissima e, se non sbaglio, a entrambe le coppie mancano solamente i due punti di un birillo per vincere il tricolore. Minardi ha appena giocato uno dei suoi accosti millimetrici e si è incollato al pallino, che si trova nella parte inferiore del biliardo, molto vicino ai birilli. Piazzi osserva la situazione e vede che colpendo perfettamente il bersaglio, con un raddoppio di leggero taglio, la boccetta degli imolesi è orientata in modo da finire nel castello dopo aver colpito sponda lunga e corta. Si tratta però di un tiro molto rischioso perché deve essere eseguito alla perfezione e il campione bolognese è costretto a passare vicinissimo ai birilli con la sua boccetta, col rischio di “bere” e regalare il match e il titolo. Atti non ha dubbi. Insiste perché il suo compagno rinunci a quell’azzardo e vada a punto.

Fu lì che Il Professore chiese due o tre volte al suo compagno, in dialetto bolognese, la stessa cosa: “Vut venzar?”. Atti era ancora recalcitrante, ma non c’erano dubbi su chi fosse il leader della coppia. “Vuoi vincere?” ripeteva Piazzi senza aggiungere altro. Sì, Atti voleva vincere, così si fece da una parte, mentre Piazzi eseguiva il tiro alla perfezione, sfiorando i birilli con la propria palla, e chiudendo la partita.

Piazzi è il secondo in piedi da destra in questa foto di grandi giocatori ai Campionati Italiani del 1978 vinti da Farolfi su Deri (ne parleremo presto)

Grazie a Luca Casadei e Valerio Alvisi per la collaborazione

13 risposte a “Piazzi, il carisma del Professore”

  1. Socmal!!! Che foto di campioni da Cantelli a Martelli Resca Cavina il mitico Tassi ecc… ecc… se non sbaglio quei campionati si svolsero a Rimini “Acqua Sacramora” mi ricordo perché partecipai perdendo la terza ma per me fu bello lo stesso guardando tutti questi campioni ciao

  2. Erano i primi anni 80 periodo che incominciavo a fare le prime gare nazionali a quei tempi campioni ne ho visti tanti però mi colpì più di tutti fu il Piazzi, a mio avviso uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi tecnicamente aveva carattere classe eleganza sicurezza e una freddezza impressionante specialmente quando si arrivava vicino al traguardo e questo non è da tutti, in pratica non gli mancava niente per essere un vero PROFESSORE.
    Enrico Delbene

  3. Giorgio Piazzi da Mezzolara non è più con noi da tanti anni,
    ma io ho tanti bei ricordi di lui. Negli anni 80/90 noi giocavamo
    in ENDAS ed allora in alcune gare, le coppie erano formate da
    1 giocatore di prima categoria e1 di seconda, è chiaro io di seconda.
    Insieme ci siamo tolti tante soddisfazioni, era una persona unica,
    ed è stato uno (all’epoca) dei migliori giocatori di biliardo.

    GIORGIO UN CAMPIONE.

  4. Ciao a tutti, purtroppo il 12/02/2021 è mancato un’altro
    amico e campione di biliardo Gino Mei detto “MEO” da Minerbio.
    Grande campione di biliardo insieme al suo compagno di coppia(Marzocchi) hanno vinto i Campionati Italiani negli anni “non ricordo”. E’ ricordato da tutti come Maestro di scarpe.

    Mitico MEO, Campione.

  5. caro andreoli mi ricordo perfettamente i signori mazzocchi e mei nel 1977 feci una finale a carpi modena contro di loro e ti assicuro che in quellanno erano campioni italiani a coppie il solo fatto che io e cortesi gianni avevamo vinto la gara per noi era un valore aggiunto e in quelloccasione la nostra prova fu eccellente. mi ricordo il trofeo che vincemmo tutto infusione bronzo una scoltura del biliardo in miniatura del peso di circa 25 kg. saluto tutti i giocatori degli anni 70 80 90 fino ad oggi centurelli franco vi ricordate di me.

  6. Ciao Maurizio purtroppo ho un’altra brutta notizia, ci ha lasciati
    una persona speciale, un mio carissimo amico e un grande campione di boccette che ritrovo nella vostra foto.
    Mi riferisco al grande LINO RESCA.

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