Pino Armuzzi, l’anima del biliardo cesenate

Scoprì e lanciò il grande Cicognani. Anche soltanto questo basterebbe per assicurargli uno spazio permanente nella Storia delle boccette. Ma Pino Armuzzi, scomparso nel 2019 all’età di 85 anni, è stato molto di più. Pino è stato forse l’artefice principale della crescita nel tempo del biliardo cesenate, che ha avuto appunto in Cico il suo massimo esponente. “Per me – racconta Marino Fabbri – Armuzzi è stato un secondo padre”.

Negli anni Sessanta troviamo Pino Armuzzi, che era nato in una frazione di Cesena, all’Archivio di Stato di Bologna. Sì, è proprio lui quel tipo dall’aria assonnata e stropicciata che al mattino raggiunge in tutta fretta il suo posto di lavoro. A osservarlo bene sembra quasi abbia passato una notte insonne. Anzi non sembra, è proprio così. Fare le 5 o le 6 del mattino, giocando a biliardo in una sala satura di fumo, per Pino a quei tempi era un’abitudine. Non proprio salutare, come si vedrà purtroppo in seguito, ma la passione è passione. Ed è in quel periodo che Armuzzi rimane quasi folgorato vedendo giocare Bertino Pelagatti.

Ormai lo sapete, a Pelagatti ho dedicato un paio di articoli in questo blog, il gioco che l’artista bolognese faceva era in quel periodo qualcosa di visionario, avveniristico. Praticamente Bertino era avanti 40 anni rispetto a tutti gli altri. Pino è un tipo sveglio, capisce che in quei tiri c’è una bella fetta di futuro. Non è un campione come Pelagatti, ma anche lui se la cava, ha un discreto braccio. Non fa praticamente gare, gioca tutti i giorni e le notti, come si faceva a quei tempi: un pacchetto di sigarette, una bevuta, qualche lira in palio. Si intossica di fumo e di biliardo.

Dunque Armuzzi si “innamora” di Bertino e si cimenta a sua volta nel gioco d’attacco, aggressivo, ad esempio in quei calci di seconda che nessuno aveva mai visto e che mandano le boccette dell’avversario ad abbattere i birilli. “Io non c’ero ancora ma mi hanno raccontato che a quei tempi, quando Pino tornava a Cesena e giocava, la gente vedeva i suoi tiri strani e pensava fossero tutti “seghetti”. Poi si resero conto che non era fortuna, era una dimensione differente del gioco – racconta Fabbri, che prosegue – Io stesso, più avanti, ho cambiato il mio modo speculativo di giocare quando mi sono accorto che contro di lui bocciavo il doppio dei pallini, ma non riuscivo mai a staccarlo”.

“Ero un ragazzino e lo guardavo giocare – ricorda Brunaldo Cicognani – poi un giorno mi invitò a provare e da lì cominciò tutto”. Certo Cico era un predestinato, ma l’influenza di Armuzzi fu benefica su quel ragazzo che poi portò con sé a San Vittore, dove mise insieme una squadra. Già perché Pino è stato soprattutto un osservatore e un organizzatore. Bravissimo a conquistare la fiducia dei giocatori e a convincerli a far parte delle squadre che costruiva, ma altrettanto bravo anche a liquidarli se era del caso. “Era un fenomeno anche in quello, lo ringraziavano perfino prima di andarsene” dice ancora Fabbri.

Foto tratta da Fibis Romagna

La storia di Armuzzi è ovviamente piena di avvenimenti e aneddoti legati al biliardo. Si lega indissolubilmente a un luogo: il Settecrociari. Fu lui a far partire il movimento in quella sala dove, per gli agganci politici del tempo, si giocava a biliardo nell’Arci. Il primo anno vinsero tutto, ma a gente come Fabbri e altri quei campionati andavano stretti. Loro volevano confrontarsi con i migliori e i migliori giocavano nella Federazione. Così si spostano, vincono subito in serie B, salgono in A, ma per poter essere ancora competitivi occorre qualcosa, anzi qualcuno, il giocatore di alto livello in grado di far crescere l’ambiente e trascinare gli altri.

Ovviamente ci pensa Armuzzi. Siamo ai primi anni Novanta e Pino paga di tasca sua Valerio “Furia” Bersani per portarlo al Settecrociari. “Ricordo che vincemmo subito il Campionato Regionale in finale contro Rimini – racconta ancora Marino Fabbri – Si giocava già con le boccette grosse ma ancora nei biliardi con le buche. Furia le prendeva tutte, era micidiale”.

Armuzzi, nel frattempo, si è ammalato. Ha smesso da tempo di giocare a biliardo, perde prima una gamba poi l’altra, ed è costretto in sedia a rotelle. Ma la passione per il panno verde è sempre fortissima e lo accompagna fino all’ultimo. “Non potrò mai dimenticare una sera – racconta Luca Casadei – Giocavamo a San Vittore e pioveva a dirotto. Lo vidi entrare nel bar in carrozzina.  Subito non l’avevo riconosciuto. Era venuto da solo sotto l’acqua. Aveva saputo che eravamo lì e voleva godersi le partite”.

“Pino me lo porto per sempre nel cuore. Gli ultimi anni quando andavo a trovarlo gli chiedevo come stava, ma lui cambiava subito discorso: voleva parlare solo di biliardo. Se fosse vivo adesso gli farebbe un piacere incredibile vedere il blog, le foto storiche, gli articoli su Pelagatti” conclude Fabbri.

Chissà caro Marino, forse Pino, dov’è adesso, ci sta leggendo. Tra una sfida e l’altra con Bertino.

Questo articolo è il frutto di una chiacchierata fatta a settembre dello scorso anno con Luca e Sauro Casadei, Brunaldo Cicognani e Marino Fabbri che ringrazio pubblicamente per la splendida accoglienza.

12 risposte a “Pino Armuzzi, l’anima del biliardo cesenate”

  1. Posso vantarmi di essere stato suo amico e che Pino fosse un po’ anche un mio sostenitore , anche se non ho mai avuto l’onore di giocare con o per Lui . È paradossalmente lo è diventato dopo che riuscii a vincere la stessa gara due volte in tre anni in finale contro lo stesso avversario, il suo preferito , il mitico Brunaldo . A dimostrazione di che tipo di uomo fosse ! Io gli ho voluto veramente bene e ogni volta che ci si incontrava era una gioia . Grazie Maurizio per averlo ricordato .

  2. Come sempre ti ringrazio Maurizio x gli articoli che scrivi , questo mi sta molto ha cuore , ricordare Pino x me è sempre un gran piacere , ti aspetto ( appena c’è lo permetteranno ) al circolo , x parlare di Cico , ci deve essere il grande Luca , un abbraccio e grazie Mauri .

    1. Sono sempre Ercolano simone lo conobbi per caso in una gara a Forlì il trofeo artusi che si svolgeva in molti bar della zona lui era di fianco al mio biliardo nella palestra vicino al bar di bi ussecchio le batterie erano anche li mi vide bocciare e fare un sottocalcio mi disse hai un bel colpo e un bel modo di giocare gli stiscitori la fan da padrons quindi bisogna cercare un tipo di gioco che non permetta di usare la sua dote col pallino murato e il 10 nella battuta non si può vincere ricordatelo solo cicognsni ha vinto in tutti i regolamenti lui e il vero talento ma ricordati queste parole se continui a giocare premetto non mi aveva mai visto forse si preoccupava che i giovani già quella volte si avvicinassero al biliardo io all epoca avevo 20 o 22 anni era un innovatore tutte le volte che lo visto ho conservato un buon ricordo le poche volte che ho potuto parlare con lui era piacevole ascoltarlo aveva degli annefoyi belli sul suo passato biliardistico e un amore folle per i ragazzi dei sette crociati che incontrai il secondo anno in serie b quando d all arci fecero la scalata c b a fu un incontro memorabile perché stava 3 a 2 per loro e luna buona differenza punti dovevano fare 43 punti per passare il mio socio di coppia puntista mi tolse il pallino a 68 le partite andavano agli 80 fece 22 vincemmo noi per puro caso grazie a un mio caro amico dopo tanti anni fini a giocare ai 7 crociati nel campionato di goriziano dove militava o 2 squadre di al in un incontro casalingo feci da spettatore me lo trovai li mi saluto allegro e mi fece notare come fabbri Marino si rea evoluto nel gioco pur non avendo la bocciata degli sltri master spiegandomi i anche la motivazione di tutto ciò e che le sue idee del biliardo fossero vere marino ne era la dimostrazione infine anche cevia quando poteva veniva a fare il tifo e stato un enorme onore conoscerlo non me lo dimenticherò un ringraziamento vs da parte mia anche a Marino fabbri che mi ha permesso di stare nel loro ambiente

  3. Una bellissima storia Maurizio, complimenti davvero tanto perché scrivi in un a maniera splendida, mi sembra proprio di rivivere questi racconti lontani per me, ma così veri e appassionanti!
    Grazie.

  4. Un simpatico chiaccherone ma solo ed esclusivamente di biliardo…il grande Pino mi chiese svariate volte di passare dalla uisp alla fibis e rimasi sempre stupito perche (questo lo ricordo come fosse adesso)mi diceva : non mi interessa che tu venga nella mia squadra (anche se sapevo che gli avrebbe fatto piacere) ma mi piacerebbe tu venissi in Fibis per confrontarti con i migliori giocatori……con qualche anno di ritardo lo feci e ogni volta che lo vedevo mi diceva con un grandissio sorriso ” Gardo era ora “. Un bel ricordo di una persona veramente buona e gentile….Grande PINO …..

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *