Pitture, il Re di Firenze

Entrava nei locali e si presentava così: “Sono Pitture di Firenze, chi vuole giocare con me?”. Vittorio Maccioni è nella storia, nella leggenda delle boccette. Oggi, grazie alla gentile collaborazione della figlia Patrizia, sono in grado di raccontare e di fermare qui, nel mio blog, qualche frammento di quella leggenda. Soprattutto posso condividere con voi splendide foto, alcune delle quali ritraggono Pitture assieme ad altri grandi campioni degli anni Sessanta-Settanta.

Qui con Pitture si riconoscono Stecchino e Cavina

Se ti chiamano Pitture sei un artista del panno verde. Non c’è discussione. Mica li appioppavano a caso, i soprannomi, in quel periodo nei bar. Prima ti studiavano attentamente e poi, zac, ti battezzavano per la vita. Se ti chiamano Pitture sei un artista, capace di stravolgere, con le tue pennellate, con i tuoi tiri funambolici e i tuoi effetti speciali, anche le regole apparentemente ferree e inattaccabili della geometria. Non c’è traiettoria, non c’è calcolo, non c’è postulato che tenga. La matematica è un’opinione, se ti chiamano Pitture.

In giro ci sono giocatori buffi e altri di bell’aspetto. Spesso sono sguaiati, prendingiro e presuntuosi. Generalmente sono figure di secondo piano, gonfie di boria più che di sapienza. In questo caso, però, il personaggio non va scambiato con qualcuno di loro. Questo è il racconto breve di un re, il “Re di Boccette”. Attaccava così un gustoso ritratto del “fiorentino di Soffiano” a firma di Giuseppe Baglivi sulla Nazione, un bell’articolo sul due volte Campione Italiano nell’unico gioco di biliardo al mondo che si pratica senza attrezzo.

I ritagli di giornale inviatimi da Patrizia Maccioni contengono frammenti affascinanti, in cui la storia si interseca con la leggenda fino a confondersi. Vittorio Maccioni viene descritto come un giocatore straordinario non solo per le sue imprese nelle epiche sfide che in quegli anni avvenivano con i vari Stecchino (Flumini), Cavina… ma anche per le vittorie nelle prime competizioni ufficiali che si disputavano a livello nazionale. Quello che mi affascina particolarmente è il ritratto dei primi vent’anni, in cui per Pitture il biliardo era tutto.

Si era avvicinato ai panni verdi guardando i giocatori di stecche in un bar vicino a casa quando aveva appena 16 anni. Ma con le sue mani in apparenza delicate riusciva a fare cose che non erano consentite dagli attrezzi, così preferì le boccette. Come i pirati di Salgari, i giocatori di biliardo non avevano nomi, ma solo soprannomi: Pitture, Marcignana, Capellone, Bessi, Bessino… Così scriveva nel 1993 Roberto Incerti su Repubblica, e proseguiva: A Firenze il campione dei campioni era certamente Vittorio Maccioni, detto Pitture… Era solito raccontare: “Da ragazzo ci si faceva rinchiudere in un bar e si giocava tutta la notte. Poi una doccia, un caffè e via, si ripartiva”… Mentre il mondo dormiva c’era chi, moccolando, perdeva una fortuna.

Vittorio Maccioni si sposò nel 67, l’anno dopo nacque Patrizia. Il biliardo non era più l’unico interesse della sua vita, anzi passò in secondo piano. Così si mise alla ricerca di un lavoro. Niente da fare. “Ho vinto due titoli tricolori – borbottava Pitture – Ho chiesto al sindaco un posto in Comune. Non mi ha neanche risposto. Se ero a Genova mi avrebbero fatto un monumento”. A quasi 40 anni passava le giornate raccattando cassette delle frutta. Questo almeno si legge in un ritaglio di giornale, mentre Incerti, più incline all’epica, sostiene invece che se tutti lo avevano visto maneggiare birilli, non si ricorda nessuno che lo abbia notato trasportare casse.

Comunque sia, cassette di frutta o no, Pitture è nella storia per le sue imprese con le boccette bianche e rosse, per i suoi tiri di quattro o cinque sponde, per le sue giocate da prestigiatore. Una sera, a Tavernelle, cominciò e finì una partita con le prime quattro boccette. Sì, perché – col traguardo a 40 punti – bocciò quattro volte consecutive la biglia dell’avversario facendo per quattro volte dieci si legge nell’articolo sulla Nazione, che descrive Maccioni come un fenomeno da film che si compiaceva nel creare stupori, nel colorare la vita, spavaldo ed esuberante, entusiasta di quel ruolo, sempre pronto alla partita impossibile. All’occorrenza, un istrione falsamente tonto, la cui fama valicò ben presto i confini della Toscana per diffondersi in tutta Italia.

Vittorio Maccioni morì prematuramente nel novembre del 1985

Grazie infinite a Patrizia Maccioni

 

10 risposte a “Pitture, il Re di Firenze”

  1. “Gara 1024, partecipanti Gabs Lorenz bollate Milano Casadei in semifinale contro il povero Magnani di Genova dopo 5 passaggi in mezzo da parte di Luca Casadei Magnani effettuando un tiro di rottura passa in mezzo senza abbattere un birillo vinse partita e gara io me ne andai senza vedere la llfinale fuori trovai Casadei con le lacrime agli occhi e Miguel che lo consolava”

    Questa sopra è un commento di Massimo Santamaria che ho voluto riprendere, in quanto questa storia ha un appendice che riguarda Pitture.
    Lo avevo incontrato diverse volte Pitture, devo dire con orgoglio di avere vinto sempre io, quella volta al Lorenz mi capitò di perdere la finale di batteria ma, visto che si poteva “rimontare”, mi tornai ad iscrivere e approdai alle finali.
    Nei quarti la sorte decise di farmi reincontrare Pitture, stavolta fui io a primeggiare e devo dire che mai come allora avevo visto Pitture incazzato, smoccolava tutti i santi proprio perchè, per una volta che mi aveva buttato fuori gara, gli era capitata quella sorte avversa.
    Quel giorno quindi eravamo in due a piangere, io per avere perso malamente con Gianni Magnani e lui per i motivi di cui sopra.
    Un abbraccio alla figlia Patrizia, che non conosco, per l’affetto e la stima che ho sempre provato per il padre.

  2. Riguardando meglio le foto riconosco personaggi storici del biliardo toscano, Bartali, Bigazzi, Sostegni, Aquia Salvatore ( il capellone toscano, Bacci e altri di cui non ricordo il nome.
    Si nota anche seduto in tribuna un Marzocchi giovanissimo, se qualcuno però riconosce chi è il biondino capelli lunghi con una targa in mano, nella foto è il primo a sx vicono a Bigazzi, mi fa un piacere, io azzardo il capellone Mattioli Antonio boh…..

  3. grazie Maurizio, grandi campioni del passato che hanno fatto la storia del nostro bellissimo gioco, un saluto a “Stecchino” al secolo Umberto Fluminy dovunque stia giocando un grande maestro a Milano.

  4. Grazie dei ricordi e dell’abbraccio di Luca Casadei che ricambio. Mi piace ricordare mio padre oggi a 35 anni dalla sua scomparsa, Vittorio sei sempre nei nostri cuori. Saluto con un immenso Grazie Maurizio Andreoli per averci regalato questo bellissimo articolo.

  5. ho un bel ricordo di PITTURE. IO GIOCAVO A STECCA MA AL BAR LE COLONNINE DI FIRENZE SI GIOCAVA ANCHE A BOCCETTE. UNA MATTINA mi sembra fine anni 70 passò LO SCURO. dopo poco arrivò PITTURE. SI MISE SU LA PARTITA A GORIZIANA A 200 Pitture con le mani e Lo Scuro con la stecca. FU UNO SPETTACOLO. NE VINSERO UNA CIASCUNO. LA BELLA NON LA GIOCARONO ERANO ANCHE AMICI.

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