Quelli come me, che sono stati giovani negli anni Settanta, adesso li chiamano “boomer”. Io a dire la verità di boom ne ho visto poco o niente, ma mi ritengo un privilegiato, anche solo per il fatto di non essere nato in altre parti del mondo. Peraltro non è questo il tema. La domanda è: sono anch’io un vecchio insopportabile nostalgico? Avete presente il tipo, vero? Quelli che “una volta sì…altro che adesso…” eccetera eccetera. Poi li ritrovate mentre osservano i cantieri e danno consigli, non richiesti, agli operai.
Stiamo sul biliardo. Quando ho ripreso in mano le boccette, dopo 17 anni e mezzo di buio totale, mi sono detto: diamo un taglio netto al passato, cominciamo un’altra “carriera” (notare le virgolette). In gioventù non ero stato un campione, ma un buon giocatore sì; in quel momento invece ero un pessimo giocatore che tentava di diventare almeno discreto. Faticosamente, ma con molta più voglia e passione rispetto ai miei migliori anni, credo di esserci riuscito. Tutto sommato ora me la cavo, appunto, discretamente. E adesso parte la caccia ai Master. Vabbè dai si scherza.
Dunque doveva essere una storia nuova e per voltare completamente pagina ho pensato di vendere le medaglie d’oro che avevo gelosamente conservato fino a quel momento. Qui, almeno qui, penso di non passare per inguaribile nostalgico se vi dico che ai miei tempi giravano “patacche” piuttosto interessanti. Ne avevo racimolato un discreto gruzzolo, che dal “compro oro” ha fruttato una buona cifra, ma la questione non era tanto legata all’incasso (dovevo comunque saldare il dentista), quanto appunto al desiderio di ricominciare tutto daccapo. Tagliare una sorta di cordone ombelicale che mi legava agli anni Settanta-Ottanta trascorsi sui panni verdi.
Se hai la mia età e crei un blog che chiami “Storie di biliardo”, però, il cordone ombelicale potrà forse sfilacciarsi ma mai rompersi. Del resto io sono qui per divertirmi, per scrivere quello che mi pare, sia pure rispettando le regole giornalistiche che conosco abbastanza bene. Dunque sono riemerse ben presto le storie dei vari Tassi, Piazzi, Cavazza, Veronesi, dell’amico Casadei e di altri fuoriclasse del passato. Il punto è: ho esagerato nel definirli appunto fuoriclasse? O meglio: pescare tra i ricordi ha ingigantito le indubbie qualità di questi campioni rispetto a quelle, certamente notevoli, dei più forti giocatori attuali? Insomma sono o no un vecchio babbione nostalgico e insopportabile?
In tutti gli sport fervono i dibattiti sul cosiddetto Goat, ovvero “Greatest of all time”, detto all’italiana “Il più grande di tutti i tempi”. La conclusione, scontata, è che il Goat non si può individuare con certezza, per il semplice motivo che il progresso modifica molte cose. Ha poco senso paragonare Rod Laver a Novak Djokovic, Michael Jordan a LeBron James, Pelè a Lionel Messi. Lo facciamo lo stesso, per gusto personale, ma nascono dibattiti infiniti e invariabilmente privi di una conclusione attendibile. La mia idea, lo sapete se mi avete letto, è che il Goat delle boccette sia Luca “Poldo” Molduzzi. Per due motivi: la lunghezza della carriera e la capacità di adattarsi ai continui mutamenti di regole e attrezzi. Ma è solo un’opinione ed è legittimo che altri la pensino diversamente.
Torniamo però al punto. Ci sono un paio di cose che influenzano, credo, il mio giudizio: non mi piacciono alcune regole attuali del biliardo senza buche e non mi piace come viene interpretato ora il biliardo con le buche.
Partiamo dai senza buche. Si è deciso di velocizzare le partite, rendendo più semplice la bocciata e premiando molto i tiri indiretti (che dalle mie parti chiamiamo “calci”). Soprattutto la prima cosa mi lascia perplesso. Il filotto è un po’ come il gol e se lo rendi troppo semplice perde di fascino. Già tornare all’acchito del pallino facendolo rotolare sul panno sarebbe auspicabile, poi si potrebbe ragionare su eventuali righe più alte della mezzeria. Quanto ai punti doppi per i tiri indiretti sono più incerto. Tutto sommato non mi dispiacciono, ma alcune storture andrebbero eliminate. Non entro nel dettaglio perché non è questo il tema dell’articolo.
Veniamo alle buche. Qui più del regolamento mi toglie la voglia di guardare le partite il modo in cui molti giocatori le interpretano. Bocciate violente, gioco in alto, non si tira mai o quasi mai. Perfino i pallini a riga vengono alzati in accosto a sponda. Insomma: che “palle”! Ci sono le eccezioni. Giocatori come Fabio Corradini e Daniel Destino sono un piacere per i miei occhi. Sarà un caso che entrambi siano molto competitivi anche nei biliardoni? Non credo.
Già, ma come sempre mi sto perdendo. Questo articolo aveva lo scopo di arrivare a una conclusione: sono o non sono un vecchio nostalgico e palloso? Per deciderlo resto nei senza buche, che pur con modifiche sono gli stessi biliardi di un tempo. Anche allora le partite erano piuttosto lunghe, a volte noiose, certo, ma si tirava, accidenti se si tirava. Potrei fare tanti nomi ma voglio andare addirittura ancora più indietro, agli anni Sessanta, quando Bertino Pelagatti a Bologna faceva strabuzzare gli occhi degli spettatori. Fino ad allora nessuno aveva mai pensato a un biliardo che non fosse il classico accosto e bocciata. Bertino mostrò a tutti che i punti si potevano realizzare anche in altri modi, magari con tiri di tre sponde per mandare il pallino o la boccetta dell’avversario nei birilli.
In seguito tanti copiarono Bertino e il gioco ebbe un’evoluzione. Adesso, se da un lato nei senza buche questa evoluzione è stata portata all’estremo, tanto da far dire a un grande come Brunaldo Cicognani che “adesso giochiamo a goriziana non a boccette”, dall’altro, nelle buche, mi sembra si sia ritornati più o meno al punto di partenza. La conclusione è che mi diverto meno come spettatore, anche se come conoscitore del gioco so apprezzare gli accosti millimetrici e i punti a colore realizzati con soluzioni fantasiose e imprevedibili.
Ma ero partito con una domanda e ora vi devo una risposta. Ragazzi, non ci sono dubbi, del resto ho tirato fuori perfino Pelagatti: la risposta è SI, sono un VECCHIO, NOIOSO, NOSTALGICO BABBIONE. Sopportatemi se ci riuscite, se ne avete voglia, altrimenti vi ringrazio per avermi letto fin qui.
È sempre piacevole leggerti…
Grazie
E un piacere leggerti. Si sente la passione che emerge dai tuoi racconti. Per il gioco, siamo “Grandi”, la nostalgia dei tempi di gioventù, è una normale compagna di vita. Ma indietro non si torna. E quindi come diceva Bertoli, un piede nel passato, e lo sguardo dritto nel futuro. Dperando che ci regali comunque emozioni. Il sale della vita.
Grazie. Io ci gioco anche un p po’ e Bertoli era un grande.
Caro Maurizio Andreoli è un piacere leggere i suoi articoli sul biliardo e condivido molte sue opinioni , continui così , grazie
Grazie
Sempre bello Leggere i Tuoi Articoli…anche se ho la Tua Età Pelagatti non ho mai avuto la fortuna di vederlo, pur frequentando alcuni santuari delle boccette di Bologna…..in compenso vidi giocare Fava…e di come giocava di striscio !….mi innamorai di quel modo di giocare…fui il primo a Imola (se il mio ricordo e giusto) a giocare in quel modo ( purtroppo solamente a punto…..)
Nemmeno io ho mai visto Pelagatti. Me l’hanno raccontato. Giusto quello che dici su Fava. Per emularlo in bocciata ti serviva qualche centimetro.
Io sono d’accordo con quello che è il tuo articolo
e per quanto mi riguarda non sei mai banale anzi!!!
Grazie
Scrittura esemplare e viva partecipazione …vedi anche tu somiglianze tra Molduzzi e Degli Esposti ? saluti
Non so dirti. Non ho visto mai Degli Esposti da singolo. E l’ho visto solo un paio di volte in coppia.
credo personalmente che il giocatore che poteva giocare e realizzare punti su tutto il biliardo, con un gioco spumeggiante era Guido Decet, (fu master anche sui biliardi Internazionali)con lui non ci si annoiava mai