Quella volta che “uccisero” il filotto

Il top fu quell’anno (se mi metto a cercare salta fuori anche la data esatta) in cui fu decisa la morte del filotto. Avevano messo i birilli tutti in fila orizzontale. Ora non ricordo nemmeno con esattezza che valore avessero i due bianchi esterni, quelli interni e il rosso centrale. Ho ben chiara in mente però una cosa: l’unico modo per realizzarli tutti era colpire il “ganasso” inferiore di una delle due buche centrali. Surreale. Per fortuna il filotto, da sempre il simbolo di questo gioco, resuscitò l’anno seguente ed è tuttora vivo e vegeto.

Ora chiarisco una cosa: non sto per mettermi a scrivere un articolo sull’evoluzione delle regole e certamente non ho nessun intento polemico. Premesso che molte cose le preferivo com’erano un tempo (parere personale) qui mi interessa soltanto viaggiare un po’ a ritroso, pescando qua e là nella mia scadente memoria. Che parte da una certezza: quando ho cominciato io, primi anni Settanta, non potevi colpire di prima una palla nel quadrato superiore (insomma non la potevi bocciare) se il pallino blu era nella mezzeria inferiore. Inoltre non esisteva il cosiddetto “tutti bevuti”. Con un solo tiro poteva ancora accadere che i punti realizzati fossero positivi, mentre quelli bevuti venivano assegnati al tuo avversario.

Ma siamo alla preistoria. Già nel 1974, l’anno della vittoria di Resca e Zucchini ai Campionati Italiani di Imola, si sperimentarono alcuni fondamentali cambiamenti che sono tuttora in vigore. Tra questi anche il posizionamento del pallino sull’acchito centrale quando finiva in una delle buche. Già, ma adesso in Fibis non ci sono più le buche. Cioè da diverso tempo non ci sono più. Nella Uisp invece ci sono ancora… Oddio mi sto perdendo…

Allora proviamo a ripartire dalla lunghezza dei biliardi. Sempre negli anni Settanta la maggior parte erano 2.50 e 2.60. Diciamo la verità: un bel vantaggio per chi come me sfiora (forse è meglio dire sfiorava, perché con gli anni si cala anche parecchio) il metro e novanta. Più di una volta fui contestato da arbitri e avversari, perché secondo loro con le dita in bocciata superavo la riga di mezzeria. Accidenti ma che dovevo fare, tagliarmi le mani? Poi arrivarono i 2.70. E solo a Budrio, mi sembra al Bar Centrale, c’era già un 2.90. Quando in campionato giocammo là col Moto Club Imola mi sembrava di essere in piazza: un altro sport.

Ma il cambiamento epocale sarebbe avvenuto in seguito con i biliardi internazionali senza buche: le sponde più basse, le boccette più grandi, le traiettorie differenti. Difficile adeguarsi? Beh, non per tutti. Ora vi dirò una cosa: i buoni sono buoni e gli scarsi sono scarsi. Puoi cambiare gli attrezzi, ma Minoccheri, tanto per fare un nome che mette d’accordo tutti, sarà sempre un fuoriclasse, mentre il signor non dico chi (ognuno di voi metta il nome che preferisce) sarà sempre un signor brocco.

Vabbè ma questo articolo non ha un verso! Sto andando in qua e in là senza un filo logico. Beh, chissenefrega è il mio blog… Adesso per esempio mi vengono in mente altre cose, come i nomi dei tiri. Li sento sempre i commentatori in tivù, o su internet, tutti alla ricerca di un linguaggio più tecnico e più forbito. Parlano di lunga-corta, corta-lunga, taglio, tre a mo’ di quattro e via discorrendo. Giusto adeguarsi e darsi una veste professionale, per carità. Ma volete che vi dica una cosa? Per me la lunga-corta è e resterà sempre la “leccata”, che quando c’erano le buche non si tirava quasi mai, mentre ora è diventata imprescindibile.

E se adesso vi butto là la parola “stricata” voi che mi dite?

Ok basta. Oggi ho vaneggiato abbastanza. Grazie per essere così in tanti a leggere qui. Aspetto sempre i vostri contributi.

11 risposte a “Quella volta che “uccisero” il filotto”

  1. Qualche riferimento in merito all’anno dei birilli in orizzontale io lo avrei.
    A mio avviso era il 1987, Beppe Dalmonte vinceva l’italiano a Russi ed entrava nella categoria master, istituita proprio quell’anno e nello stesso anno si tenne in Piazza Azzarita il 1° campionato master, biliardi senza buche e birilli di traverso, altro Imolese partecipante era Guido Montroni.
    Lo scempio era servito, mai avevamo giocato su quei nuovi attrezzi e mai con il nuovo posizionamento dei birilli.
    Personalmente alternai prestazioni strepitose ad altre vomitevoli, Beppe lanciò la maglia dalle tribune per protesta e abbandonò la competizione, per la cronaca vinse Sansovini in finale con Marcacci(???) Roma.
    Lo stesso anno Poldo Molduzzi conquistava il suo primo titolo italiano a Lido di Iesolo e ricordo perfettamente i birilli di traverso.
    Non sono sicuro che l’esperimento cessò il primo anno, mi sembra che ne seguì un altro ma non ha grossa importanza, la morale è che le stronzate si facevano in qualsiasi federazione e in qualsiasi epoca, vi era però una sorta di spirito critico che in qualche modo faceva in modo che si ritornasse alla ragione, nelle decisioni della federazione attuale invece non vedo il limite all’irrazionale, all’inutile, all’insulso e il tutto compiuto con un arroganza che non possiede confini.

    1. Allora. Quell’anno mi rifiutai di giocare in campionato. Feci solo qualche gara e realizzai un piccolo record. Tutte e tre le finali del campionato imolese. Singolo coppia terna. E le persi tutte e tre. Singolo da Foffo Cortecchia. Coppia con Borghi contro i due vigili Pit Galeati e Dosi. Terna non ricordo contro chi. Io ero col povero Cecè Dal Monte e Ossani. Sono quasi sicuro che sia stato solo un anno perché l’anno seguente fu uno dei pochi in cui mi offrirono un buon ingaggio per giocare in campionato.

    2. Mi ricordo io giocai 7 partite quella era la formula l’ultima la giocai con Mignani ne vinsi una su sette si andava a sessanta persi sei partite sopra i 50 le boccette erano piccole mi trovai a mangiare col campione del mondo di stecca mi sembra di Milano nn ricordo il nome che bei tempi.

    3. Ciao Luca ,secondo me ti sbagli ,l’anno 88/89 venne tolto l’appoggio della mano sul panno durante la bocciata e accosto e venne introdotto il divieto di fumare …i birilli di traverso li introdussero l’anno seguente e durarono due anni …per quanto riguarda Poldo ,vinse a Jesolo contro Del Re ,ma mi pare ci fosse ancora il filotto ,chiedere a uno dei due per conferma…..

  2. Il mio grande babbo , Giuseppe Biondi , ha vinto il titolo italiano nell’89 contro Bacci di Livorno con i birilli di traverso , a Vigevano per l’appunto , ho ancora la coppa a casa 🙂

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