“Te che sei giornalista…”. È quasi incredibile eppure capita ancora. Tra le categorie più bistrattate, denigrate, infamate, i giornalisti se la giocano con i politici. I giornali di carta non li legge più nessuno. Di quelli online si passano in veloce rassegna al massimo i titoli. Eppure il “Te che sei giornalista…” sopravvive ancora al bar. Sembra immortale. “Dai dimmi la verità da quanti giorni è già morto il papa? Vogliono far vincere all’Inter anche questo campionato? Quando faranno partire la prossima pandemia?”. La credibilità dei giornalisti, che siano firme nazionali o piccoli pensionati di provincia come me, passa in un attimo da zero a mille e di nuovo a zero. Io ho adottato una tattica che mi sembra azzeccata. Non rispondo. Al massimo faccio un sogghigno. Capperi non posso mica svelarti tutti i segreti del mondo solo perché beviamo un caffè assieme.