Tutta colpa del parroco

E voi come avete cominciato? Io non sono sicuro, ho sempre avuto scarsa memoria, ma mi pare all’oratorio. Le prime boccette penso di averle lanciate a San Giovanni. Posso sbagliare ma credo fosse l’unica parrocchia, qui a Imola, che negli anni Settanta aveva un biliardo. O forse ce n’era uno anche a Santo Spirito? Boh, non ricordo. Ovviamente a San Giovanni c’erano anche un tavolo da ping pong e un calciobalilla.

Foto tratta dal Nuovo Diario Messaggero Imola

Ne ha già parlato Luca Casadei. I birilli sparirono presto a San Giovanni ma per noi non fu un problema. Anche se avevamo solo una quindicina d’anni c’era chi di nascosto fumava sigarette. A dire il vero qualcuno fumava anche altro ma io non ho mai provato quel tipo di ebbrezza. Compravo le Gala o le Colombo da dieci, insomma quelle che costavano meno, e per non portarle a casa le nascondevo sul Monte Castellaccio.

Foto tratta dal Corriere Romagna

Forse qui devo specificare, per i non imolesi, che il Castellaccio in realtà non è proprio un monte, è piuttosto una protuberanza verde verso l’alto all’interno dell’autodromo. Lì trovavo sempre un albero che faceva al caso mio e occultavo il pacchetto. Per fortuna mi accorsi presto che fumavo solo per darmi un tono, in realtà non mi piaceva per niente. Insomma smisi e passai al fumo passivo nelle sale biliardi, ma questa è un’altra storia.

Ecco, mi sono perso. Ero rimasto ai mozziconi che a San Giovanni usavamo al posto dei birilli. Lì il biliardo era quel che era, con un panno che avrebbe solleticato la fantasiosa penna di Stefano Benni per il suo Bar Sport, ma per noi alle prime armi andava più che bene. Ero bravino anche a ping pong e a calciobalilla, ma mi accorsi presto che a biliardo avevo una marcia in più rispetto alla maggior parte dei miei coetanei. Rinunciai invece quasi subito a giocare a calcio nel grande cortile che ormai da diverso tempo viene utilizzato (sic!) come parcheggio. Non tanto perché fossi scarso (in effetti lo ero) ma perché a San Giovanni i più grandi passavano allora per essere i più ignoranti di Imola e forse era vero. A volte per divertirsi obbligavano noi, più piccoli di età, a stare immobili contro un muro e ci tiravano addosso pallonate violentissime, con un pallone blu un po’ sgonfio che se ti colpiva faceva un male cane e ti riempiva di lividi. Non ho mai capito perché qualche anno dopo, quando eravamo diventati noi i più grandi, gli ignoranti erano i piccoli. Sarà stata una questione generazionale, ma anche questa è un’altra storia.

L’Alberghetti in viale Dante

Allora torniamo al biliardo, che qui si divaga troppo. In terza superiore, andavo a scuola all’Alberghetti in viale Dante, ho collezionato un numero record di ore di assenze. Voi come le chiamate? Noi a Imola dicevamo che si faceva fuoco, o “fugarina”. C’era sempre una scusa buona. La paura dell’interrogazione, il compito in classe, o semplicemente un amico che quel giorno faceva fuoco e non potevi certo lasciarlo solo per tutta la mattinata, poveretto. Si arrivava lì in bici davanti al cancello, bastava un cenno d’intesa e si proseguiva a pedalare lungo il viale, oltre la rotonda, verso il Bar Santerno sulla destra dove stavamo rinchiusi fino al momento del ritorno a casa.

Lì dentro, in una saletta, c’era un biliardo e giocavamo a Goriziana di soldi. Non ricordo quanto al punto, ovviamente, ma la cosa più buffa è che di soldi in tasca ne avevamo ben pochi, a volte nemmeno quelli per pagare il biliardo. Così, quando finivano gli spiccioli, passavamo ad accanite sfide a carte. Sempre di soldi e sempre senza soldi. Era insomma un susseguirsi continuo di pagherò, che appena si poteva cercavamo di onorare. Posso dire con soddisfazione di non aver mai inchiodato nessuno, mentre non posso fare lo stesso discorso per quanto riguarda i miei amici – avversari. Ma in fondo ci stava, faceva parte del rischio e del vantaggio che avevo nei confronti della maggior parte di loro, essendo, come ho detto, già bravino.

Le sfide al Bar Santerno durarono solo un anno. Non ricordo bene neanche questo, ma mi pare di aver scoperto la sala biliardi del Las Vegas già l’anno seguente, quando ero in quarta e le fughe da scuola si diradarono. Anche perché ero bravissimo a fare la firma di mia madre nelle giustificazioni ma c’era un piccolo particolare: lei abitava a Milano, io ero a Imola con mia nonna e la firma di mia nonna non la sapevo fare. Insomma il preside mangiò la foglia e mi “sgamarono”. Per fortuna tutto finì con una ramanzina, anche perché, pur studiando poco, alla sufficienza sono sempre arrivato senza troppi problemi.

Semifinale Campionati Imolesi 1979, sullo sfondo Gulmanelli

Dicevo del Las Vegas, vabbè ve l’ho già descritto nel primo articolo di questo blog. C’è poco da aggiungere. Finita la scuola diventò la sede della mia “facoltà universitaria” (avete presente no? l’università della vita…) e mentre a quella vera rimandavo gli esami, al Las Vegas pian piano superavo tutti quelli sostenuti con le boccette bianche e rosse.

Con questa maglia del Moto Club feci l’esordio alle finali in serie A al Palasport di Bologna. Beh concedetemi un vezzo: vinsi contro il mitico Biciclino, insomma mica pizza e fichi

Anzi no, a dire il vero posso considerare la sala del mitico Marino più come una scuola superiore delle boccette. L’università del biliardo era piuttosto al Moto Club. E la laurea arrivò nel 78 col primo Campionato Imolese individuale vinto. La specializzazione fu conseguita l’anno successivo, bissando il titolo. Ricordo che il mitico Saetta Agostini diceva sempre che fino a quel momento non c’era mai riuscito nessuno a fare il bis. Poi, se non sbaglio, ce la fece proprio lui, che in quanto a tenacia non era certo secondo a nessuno.

Toni Saetta Agostini e Luca Casadei

Ok, scusate se ho parlato di me. Non volevo annoiarvi, ma in fondo questo è il mio blog e se capitate qui c’è caso che a volte vi tocchi. insomma a vostro rischio e pericolo.

12 risposte a “Tutta colpa del parroco”

  1. Mantenendo San Giovanni come luogo di iniziazione al biliardo (a Santo Spirito è arrivato dopo), cambiando qualche nome ai luoghi e bar, rivedo la mia adolescenza.
    Sarà perché siamo dello stesso anno e città?

  2. In pratica ho iniziato nello stesso modo (in comune abbiamo la stessa città e anche so stesso anno di nascita, 1955)…..solo che personalmente la mia parrocchia era ” Il Carmine” dove era collocato un vecchio biliardo in cui ci si poteva giocare ( solo per chi frequentava la parrocchia). Un altro ritrovo per noi ragazzi della zona ovest della via Emilia, era il bar Rineo, di fronte alla parrocchia, dove spesso si poteva giocare gratis, in quanto le biglie erano a disposizione per gli avventori. Eravamo giovani…..ciao Maurizio.

    1. Ciao Damiano, al Carmine non ho mai giocato e neanche sapevo che ci fosse un biliardo. Al Bar Rineo invece sì, diverse volte. Eravamo giovani, l’hai detto.

  3. Ciao si concordo che i ricordi sono la cosa ormai che ci lega a tale sport boccette. Anchio grazie al parroco ho iniziato a tirare le prime bilie e comunque guardando avanti e riprendendo le mie vecchie note e commenti sui vari capitoli di tale meraviglioso blog anche questa volte noi giocatori delle boccette ci siamo lasciati sfuggire un’altra occasione.

    https://www.fibis.it/news/46-stecca/2519-lezioni-in-austria-e-danimarca-con-l-istruttore-federale-garavaglia.html

    In tale vento non si poteva per caso inserire una breve assaggio ma bre breve del ns sport. L’attrezzo di gioco è lo stesso. I dirigenti che tanto prodigano con le scuole di que e di là SOLO IN ROMAGNA POI…. come mai non hanno pensato di collaborare con tale evento?

  4. Ciao Maurizio tutto bene spero.
    Vorrei proporti questo articolo il biliardo diviso con due mentalità diverse di approccio di ” vita” FIBIS-UISP
    In FIBIS si continua imperterrito a voler giocare a tutti i costi. Oggi è venuta fuori la locandina prima prova di selezione Master ed in queste settimane si sono disputate gare di qua e di la.
    Ora a parte la morale di giocare o non di giocare. Ma come si può pensare minimamente di organizzare una prova master nazionale solo per poche regioni. La Lombardia
    la Toscana per citarne alcune per esempio le regioni in rosso arancione sono tagliate fuori ma che senso ha tutto questo…. Scorso diverso della UISP che ha deciso a mio avviso giustamente mettere le palle in buca ed aspettare gli eventi.

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