Vi do un consiglio: non perdete il vostro tempo a leggere questo articolo. Tanto parlerò solo di me stesso. Sapete com’è: qui dentro faccio il grosso, me ne approfitto perché sono il padrone di casa. Ma mica vi obbliga nessuno a entrare, potete tranquillamente impiegare molto meglio il vostro tempo. Io oggi mi metto allo specchio. Argomento principale il biliardo, ovviamente.
Dunque stamattina ragionavo su quello che il biliardo ha significato e significa per me. Tanto per cominciare è stato l’unico gioco (non mi azzardo a definirlo sport) in cui sono riuscito a emergere. Da ragazzino li ho provati tutti, soprattutto tennis, calcio e basket. Ma puoi avere una buona mano, due buoni piedi, un discreto tocco, però senza le necessarie doti fisiche fai poca strada. Invece quando ho preso in mano le boccette e mi sono cimentato le prime volte sul panno verde ho capito subito una cosa: mano e sensibilità in questo caso potevano bastare, quanto alle doti fisiche mi mancava un po’ di resistenza alla distanza, ma i miei centimetri aiutavano parecchio. Così ho iniziato ad applicarmi, anche perché trovavo la cosa divertente.
Senza falsa modestia devo dire inoltre che avevo una discreta testa e una buona “garra”, insomma mi cagavo sotto il giusto, non troppo, così ho cominciato a vincere presto. Forse troppo presto. Medaglia d’oro della miglior coppia in campionato per due anni a fila, due titoli imolesi individuali consecutivi, qualche garetta locale vinta, soprattutto da singolo. Dico troppo presto perché, riflettendoci adesso, penso di essermi sentito in quel periodo già arrivato, più bravo di quello che effettivamente ero. Ho certamente peccato di presunzione. Invece per fare il salto definitivo di qualità, che mi è sempre mancato, avrei dovuto avere più fame, più umiltà, più voglia di emergere, avrei dovuto prendere spunto da gente come Saetta Agostini, tanto per citare uno della mia città. Poi, non so se sarei riuscito a vincere gare anche lontano da Imola, probabilmente non sarei mai diventato un Master, ma qualcosa di meglio avrei certamente fatto.
In realtà quello che è accaduto da un certo punto in poi è stato vivacchiare. Quasi senza rendermene conto, il biliardo per me era diventato un’abitudine. Giocare in gara e in campionato (dove per spirito di squadra ho sempre reso di più) non mi dava le stesse sensazioni dei primi anni. Per non parlare degli allenamenti. Quelli proprio non esistevano più. Chi ne aveva voglia? È andata avanti così fino agli anni Novanta, peraltro sempre con medie in campionato superiori al 50% e sempre in serie A. Poi, gli ultimi anni, con qualche pausa, ho giocato più per l’insistenza degli amici che per altro. Nel frattempo gli impegni del lavoro erano diventati pressanti e anche questo ovviamente influiva. Ma la verità è che il biliardo non era più centrale nei miei pensieri.
Il 1998 è stato l’anno della svolta. Un cambiamento decisivo nel lavoro mi ha del tutto tolto ogni possibilità di continuare a giocare. Come puoi farlo se sei impegnato fino alle 10 di sera o a volte anche oltre? In quel momento la cosa non mi pesò per nulla. Un po’ perché la nuova avventura lavorativa mi dava un sacco di adrenalina, ma anche perché, in fondo, del biliardo me ne fregavo altamente già da qualche anno. Negli anni seguenti ogni tanto qualcuno mi cercava, proponendomi di entrare in questa o quella squadra. “Mi dispiace ma ho appeso le boccette al chiodo” era la risposta che regolarmente davo, senza nessuna fatica o pentimento. Non seguivo nemmeno più, non sapevo nulla di quello che accadeva in quegli anni sui panni verdi. Mai e poi mai avrei pensato di ricominciare, non solo a giocare, ma anche a interessarmi al mondo delle boccette.
Mai e poi mai, però, è una frase che non si dovrebbe utilizzare nella vita. Mai e poi mai non esiste. Per esempio allora mi sarei messo a ridere se qualcuno mi avesse detto che nel 2015 mi sarei pre-pensionato, a 60 anni. Figuriamoci. Tra l’altro ho sempre adorato e tuttora adoro il mio lavoro di giornalista. Eppure è successo. Così come è successo che una sera ho ceduto alle continue insistenze del mio amico Mechetti (“Mauri per favore vieni a fare una partita…solo stasera…sai tizio è malato, caio è via per lavoro, sempronio ha avuto un lutto in famiglia…dai ti prego vieni…guarda se vieni stasera ti faccio fare la coppia con Beppe”). Ecco la frase magica. La coppia col mio amico Beppe Trinca. Quella era una proposta a cui non potevo dire di no. Sono andato. Ed era serie C, io che avevo sempre giocato in A e giurato che mai sarei sceso di categoria in vita mia, figuriamoci. Sono andato ed erano 17, forse 18 anni che non prendevo in mano una boccetta, nemmeno per scherzo. Hanno anche dovuto spiegarmi alcune regole che nel frattempo erano cambiate. Eppure abbiamo vinto, soprattutto per l’involontaria ma gradita accondiscendenza degli avversari.
Il resto è forse la parte più sorprendente. Quella sera ho scoperto che in fondo giocare mi piaceva ancora. Così ho continuato, prima in C, poi anche in B. Ma soprattutto è accaduta una cosa che mai avrei pensato: nei giorni seguenti la voglia di fare anche solo la partitella con gli amici, bere e mangiare qualcosa assieme a loro, è riaffiorata improvvisamente, ancora più forte, più intensa di quella dei miei vent’anni. E ora sono qui, a scrivere le cose che mi vengono in mente su questo blog, maledicendo il virus certo per motivi ben più gravi dell’astinenza da biliardo, ma sperando che si tolga finalmente dai coglioni anche per riprendere in mano le boccette. Bianche o rosse non importa. E se perdo la sponda non è un dramma, anzi è quasi meglio, tanto non farei filotto e così ho la palla di vantaggio.
Ok se siete arrivati fin qui vi chiedo scusa. Ma io vi avevo avvertito.
Mitico Maurizio…
Ronto esagerato. Ciao
Bravo Maurizio. Gran bell’articolo. Ciao e speriamo di vederci al più presto
Grazie ciao ma non so chi sei
Bravo Maurizio. Gran bell’articolo. Ciao e speriamo di vederci al più presto
Grazie Bruno ciao
Mitico forse no, ma grande sicuramente si.
Speriamo di vederci presto dietro un biliardo 💪
Speriamo davvero
Grande Maurizio hai ripercorso esattamente la mia stessa vita(biliardistica sia chiaro) a presto🤞
A presto lo stiamo dicendo ormai da troppo tempo. Comunque ripetiamolo. A presto. Ciao.
Ciao sono Ivan io non ti conosco personalmente ma da quando ho’ cominciato a leggere i tuoi articoli tempo fa’ sono rimasto incantato perché rispecchia proprio la mia vita biliardistica degli anni 80/90 sei grande!!!
Ti ringrazio molto Ivan
Come si fa a non leggerti…..
Mai banale e sempre interessante
Grazie Maurizio
Grazie a te Stefano
È venuto a mancare Tommasini