Ci ha lasciato un altro grande personaggio del biliardo, Valdes Valbonesi. Io ricordo di averlo incrociato alcune volte tanti anni fa, quando partecipavo alle gare nazionali. Di lui saltavano all’occhio il portamento e la classe, evidenti fin dal primo incontro. Bastava vederlo per respirare il suo carisma. Ma molto meglio di me può descriverlo Andrea Polloni, che ringrazio per il preziosissimo e appassionato contributo. Domani, 5 febbraio, i funerali.
Questa immagine testimonia quali fossero classe, stile ed eleganza dei giocatori della squadra Artusi di Forlì. Valbonesi è il secondo nella fila in alto da destra, il primo al suo fianco senza capelli era mio padre, Pietro Polloni.
Sono stati i pionieri del biliardo a boccette in Romagna, un gruppo di appassionati che è diventato squadra, un amalgama perfetto di atleti dalle caratteristiche più svariate. Grandissimi colpitori, puntatori eccezionali, strateghi del gioco con una visione degli sviluppi mai vista fino ad allora, e tutto rigorosissimamente… di braccio!!!! Niente striscio, niente cricco, niente di tutto questo, solo ed esclusivamente braccio alzato. Poi a seguire fu inserito in quel gruppo un tal Brunaldo Cicognani, e da lì in avanti le cose cambiarono, certamente in meglio, ma perdendo fascino a parer mio.
Valdes era temuto e rispettato da tutti sul panno verde, era davvero un campione di quel gioco antesignano. Poi, finita la partita, era uomo di carisma, catalizzatore di attenzioni, generatore di stimoli, amico sincero e sempre disponibile, impavido quando era necessario e persona davvero piacevole in compagnia.
Io da bambino seguivo questa squadra, spesso anche in trasferta, tutti disciplinati agli ordini di Jader Bazzocchi, ma certamente con un solo inconfondibile capitano: Valdes appunto.
Valbonesi è stato un ottimo giocatore, ma questo passa in secondo piano, è stato soprattutto un grande uomo, un riferimento inconfondibile per molti, un modello a cui ispirarsi, umile quando era necessario e spietato se doveva esserlo. Perseguiva le ingiustizie senza risparmiarsi e mettendoci la faccia, con lui dovevi fare i conti se non rigavi dritto. Come si dice in dialetto Romagnolo era il classico un “aj pens me” e così andava a finire.
Sabato 5 febbraio andrò a salutarlo, saremo in tanti senza dubbi e ognuno porterà per sempre con sé l’impressione di essere stato un suo prediletto. Anche questa era una sua grande qualità.
Andrea Polloni
Ricordo che quando venni ingaggiato dal Celsi nel 1973, Valdés insieme a Garavini avevano fatto parte di quella squadra che si poteva definire sperimentale.
L’ho incontrato successivamente quale direttore di gara in una gara nazionale che si teneva al President, riuscì a convincermi ad andare a comprare un paio di calzini neri, i miei erano stati considerati irregolari dallo spietato Sorrentino.
Confermo il garbo e la signorilità che lo hanno da sempre contraddistinto.
Vorrei precisare che il secondo in basso da destra è Mazzotti Ermanno, ne sono sicurissimo perchè era un mio grande amico, come el resto Vidmer Bacchilega. Mazzotti è stato un grandissimo giocatore ,forte sia a punto che in bocciata. Ha vinto il birillo d’oro e il compasso d’oro, e, in coppia con Cicognani, rimasero imbattuti in campionato per una stagione intera e per meta della seguente.